Andamento del campionato
Dopo la débâcle della nazionale italiana al campionato del mondo 1966 in Inghilterra, la Federcalcio arrivò alla drastica decisione di bloccare gli ingaggi di giocatori stranieri provenienti dai campionati esteri; i soli già militanti in Italia poterono continuare a calcare i campi della penisola.
L'Inter partì bene, vinse le prime sette gare (subendo un'unica rete) e, nel giro di poche settimane, staccò Napoli e Juventus, mentre faceva le sue prime e sporadiche apparizioni nelle zone di alta classifica il Cagliari di Manlio Scopigno. Col tempo, però, la squadra di Helenio Herrera sembrò dare varie occasioni ai bianconeri per raggiungerla; il 18 dicembre 1966 i nerazzurri caddero a Roma, contro una Lazio in cerca di punti-salvezza, e vennero agganciati dai piemontesi, i quali si lasciarono poi sfuggire la rivale dopo appena una settimana, a causa di un pareggio arrivato nel finale con l'incostante Milan. Superato indenne lo scontro diretto, l'Inter si laureò campione d'inverno il 22 gennaio 1967, con un punto di vantaggio sulla Juventus penalizzata, nella gara contro i laziali, dall'arbitro De Marchi il quale negò a De Paoli una rete apparsa regolare.
I tre pareggi consecutivi in cui incapparono i bianconeri nelle prime giornate del girone di ritorno spinsero i nerazzurri a +4. Nelle settimane a venire la forbice oscillò sempre tra i 2 e i 4 punti; al trentesimo turno, la Juventus uscì sconfitta da San Siro contro il Milan, e l'Inter sembrò ormai vicina al titolo.
Ma il logorio di alcuni giocatori e la stanchezza pesarono sui lombardi, che da qui in avanti persero lo scontro diretto e pareggiarono poi contro Napoli e Fiorentina: la Juventus, a un turno dal termine, si ritrovò a –1. Il 25 maggio, a Lisbona, i nerazzurri persero la finale di Coppa dei Campioni contro il Celtic e la settimana dopo, a Mantova, vennero sconfitti 0-1 (dopo aver reclamato per due possibili rigori) per un'uscita avventata del portiere Sarti su un tiro-cross dell'ex Di Giacomo, assistendo così al sorpasso dei bianconeri che, da par loro, batterono la Lazio facendola retrocedere in Serie B; i meneghini il 6 giugno persero infine la semifinale di Coppa Italia contro i cadetti del Padova: era il capolinea della Grande Inter.
Fu la vittoria di una Juve Operaia costruita dal ginnasiarca paraguaiano Heriberto Herrera senza stelle o solisti di spicco, mediante una rigida disciplina e un gioco corale – il cosiddetto movimiento, tra i precursori nel suo genere – votato alla difesa, nonché tenace nell'inseguire l'Inter per tutte le prime 33 giornate. Il 1º giugno 1967 fu un giorno che venne citato trentacinque anni dopo, nell'epilogo del campionato 2001-2002, per le analogie tra le diverse storie e le squadre protagoniste della vicenda.
Positivi furono i campionati di Bologna, Fiorentina e Cagliari – con la punta dei sardi, Gigi Riva, il quale conquistò per la prima volta il titolo di capocannoniere –, mentre anonimo si rivelò quello del Torino, che a fine stagione non rinnovò con Rocco. Piccolo record per una delle protagoniste del finale di campionato, il neopromosso Mantova, che pareggiò 22 partite su 34: la rocciosa difesa disegnata dal tecnico Giancarlo Cadè, guidata in campo dall'emergente portiere Zoff, garantì ai virgiliani il primato tra le provinciali.
Retrocessero le altre due squadre provenienti dalla Serie B, il Lecco che pure vantava in rosa nomi noti (Malatrasi, Angelillo, Clerici), e il Venezia. Nel finale aveva mollato la presa anche il Foggia & Incedit, autore di un'inutile rincorsa nel girone di ritorno; l'ultima sconfitta della Lazio garantì la salvezza alla SPAL, che già l'anno prima aveva trovato nella Juventus un'alleata nella lotta per non retrocedere, e premiò la pur tardiva rimonta del L.R. Vicenza.
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