Andamento del campionato
A partire dagli anni sessanta, la squadra del Torino era tornata pian piano sotto i riflettori; con il nuovo decennio il presidente granata Orfeo Pianelli optò per un concreto salto di qualità, e la squadra che con la tragedia di Superga aveva perso tutto ritornò competitiva: i derby con la Juventus tornarono equilibrati, finendo per essere decisivi per l'assegnazione dello scudetto. Nel 1976, a ventisette anni dall'ultimo titolo, vinsero proprio i granata grazie all'intesa tra gli attaccanti Paolo Pulici – questo ultimo capocannoniere con 21 gol – e Francesco "Ciccio" Graziani, nonché all'estro di Claudio Sala e alle innovazioni tattiche del loro allenatore, l'emergente Luigi Radice, fautore della zona mista e di un pressing a tutto campo.
Il campionato iniziò il 5 ottobre 1975: fra le neopromosse vi era una squadra all'esordio, il Perugia, mentre il Como festeggiava il ritorno in Serie A dopo ventidue anni di lontananza. Iniziarono bene i campioni uscenti della Juventus e il Napoli, le due squadre che si erano contese il titolo l'anno prima. Verso la decima giornata i partenopei cedettero lasciando il posto al Torino che, nonostante un avvio incerto (tre punti nelle prime tre gare, con la sconfitta di Bologna all'esordio) guadagnò terreno. Furono tuttavia i bianconeri a chiudere in vetta il girone d'andata, con tre lunghezze di vantaggio sui granata, che diventarono cinque alla diciannovesima giornata, il 29 febbraio 1976.
La capolista sembrava a questo punto avviata a riconfermare il tricolore sulle proprie maglie, ma fra marzo e aprile si bloccò perdendo tre partite di fila – la trasferta di Cesena, lo scontro diretto nella stracittadina (quando l'1-2 finale venne tramutato in 0-2 dal Giudice Sportivo, causa un petardo che colpì il portiere avversario Castellini) e, infine, il derby d'Italia a San Siro contro l'Inter –; una serie negativa che fece scivolare la squadra di Carlo Parola al secondo posto. Il Torino passò quindi in testa arrivando all'ultima giornata, il 16 maggio, con un solo punto di vantaggio sui "cugini". Il pareggio interno contro la rivelazione Cesena sarebbe potuto costare il campionato ai granata, ma la Juventus non riuscì ad approfittarne perdendo a Perugia: per il Torino fu così scudetto al Comunale. Dietro alle due torinesi si piazzò la coppia meneghina Milan-Inter, seguita dal Napoli che, con la vittoria in Coppa Italia, lasciò ai cesenati di Giuseppe Marchioro, a sorpresa sesti in classifica, un posto per una storica partecipazione alla Coppa UEFA.
Nel corso della stagione si assistette alla lenta caduta della Lazio, campione d'Italia appena due anni prima, già indebolitasi nel mercato estivo e ulteriormente segnata, nel finale di campionato, dall'improvvisa fuga oltreoceano del suo bomber Chinaglia; la squadra biancoceleste, nonostante il ritorno in panchina di un Tommaso Maestrelli comunque dal destino segnato (scomparirà sul finire dell'anno), venne risucchiata in zona retrocessione salvandosi solo grazie alla differenza reti: ne fece le spese l'Ascoli, retrocesso assieme al Como e, soprattutto, al Cagliari, altra recente scudettata caduta nell'oblio. Si salvarono invece le neopromosse Verona e Perugia, con i biancorossi di Ilario Castagner peraltro protagonisti di un campionato al di sopra delle aspettative, chiuso a ridosso della zona UEFA.
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