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Serie A 1980-1981



Andamento del campionato

    Il progressivo impoverimento della qualità del gioco e del numero di gol portò, dopo quattordici anni, alla riapertura delle frontiere, con la possibilità per ogni club di ingaggiare un giocatore non italiano.
    L'inizio del campionato, con le prime tre giornate fissate per le ultime domeniche di settembre, fu favorevole alla Roma: staccando la Fiorentina e i campioni dell'Inter, frattanto impegnati nel buon percorso europeo, il 1º febbraio 1981 i giallorossi chiusero davanti a tutti il girone di andata, sopravanzando di un punto i milanesi. Emerse nel frattempo anche la Juventus, cresciuta dopo l'incerto avvio, mentre il Napoli prese il posto dei viola nei vertici della classifica. La tornata di ritorno segnò, in particolare nel mese di marzo, rilevanti cambiamenti in vetta: ciò anche a causa del calendario che, durante l'intero mese, vide in programma vari scontri diretti. Nonostante le combinazioni di risultati, nessuna delle squadre presenti nel quartetto di testa ne rimase esclusa.
    A cinque giornate dalla fine, un trio era in cima alla graduatoria, a quota 35 punti: Juventus, Roma e un Napoli reinseritosi nella lotta-scudetto grazie a una serie di successi. Gli azzurri, in virtù di un calendario più agevole, sembravano i favoriti, ma il 26 aprile questi persero inaspettatamente in casa contro il già retrocesso Perugia, mentre i capitolini vennero fermati sul pareggio ad Ascoli Piceno; restarono così i bianconeri al primo posto solitario. I partenopei cedettero poi di colpo, sicché si arrivò allo scontro diretto al Comunale tra Juventus e Roma del 10 maggio, terz'ultima giornata, coi padroni di casa avanti in classifica di una lunghezza sugli ospiti.
    L'avvicinamento alla sfida scudetto avvenne in un «clima arroventato», veleni che deflagrarono la domenica in campo quando al 75', con i torinesi in dieci per l'espulsione di Furino e il risultato inchiodato sullo 0-0, un gol del difensore romanista Turone venne annullato dall'arbitro Bergamo per un fuorigioco segnalato dall'assistente di linea: l'episodio rinfocolò bruscamente la sopita rivalità tra bianconeri e giallorossi (in essere fin dagli anni 1930), un dualismo che da qui in avanti diverrà una "classica" del campionato italiano, talvolta decisiva per le sorti dello scudetto. La gara si chiuse a reti inviolate.
    La domenica dopo, al San Paolo, la Juventus vinse di misura l'altro scontro diretto contro il Napoli sicché il 24 maggio seguente, mentre la Roma pareggiava sul campo di Avellino, battendo a Torino la Fiorentina i bianconeri si laurearono campioni d'Italia. Alle due inseguitrici non rimase che la consolazione della raggiunta qualificazione alla Coppa UEFA; tuttavia al Napoli non si unirono i capitolini del capocannoniere Pruzzo bensì l'Inter quarta classificata, dal momento che la stessa Roma, vittoriosa in Coppa Italia, si qualificò per la Coppa delle Coppe.
    In zona retrocessione riuscirono ad annullare le rispettive penalizzazioni il Bologna, coi felsinei di Gigi Radice che conclusero peraltro settimi in classifica, e l'Avellino; mancò invece l'obiettivo il Perugia che, appena due anni dopo lo storico secondo posto, rimase per tutto il campionato lontano da ogni speranza di salvezza. Nell'ultima parte del torneo si determinò la retrocessione, a causa della classifica avulsa, del Brescia che aveva terminato a pari punti coi già citati irpini, dell'Ascoli, dell'Udinese e del Como; in particolare, i lariani si salvarono a discapito dei bresciani per un solo gol. Cadde inoltre con largo anticipo, nonostante una partenza promettente, la matricola Pistoiese, al debutto in Serie A dopo l'effimera partecipazione alla Divisione Nazionale a gironi di oltre mezzo secolo prima.