Andamento del campionato
Nel 1985 il Verona, che già dal ritorno in Serie A di tre anni prima ambiva a ruoli di prestigio, riportò lo scudetto in provincia a oltre sessant'anni dalle vittorie della Pro Vercelli, richiamando il successo del 1969-1970 targato Cagliari. L'Hellas scrisse il suo nome nella storia del campionato italiano assieme all'allenatore Osvaldo Bagnoli, al difensore tedesco Briegel e alla coppia d'attacco Elkjær-Galderisi.
Nell'anno del sorteggio arbitrale "a gruppi", gli occhi erano puntati sul Bentegodi già dalla prima giornata, il 16 settembre 1984; ma l'attesa non fu tanto per l'esordio degli scaligeri quanto per quello del Napoli, che nelle proprie file portava al debutto Maradona; in Veneto vinsero i padroni di casa per 3-1 e la corsa gialloblù ebbe inizio.
Già la settimana dopo, espugnando Ascoli Piceno, gli scaligeri si ritrovarono soli in testa e, uscendo indenni dai tre big match consecutivi contro Inter, Juventus e Roma, affrontarono serenamente il girone d'andata, mantenendo costantemente la vetta della classifica. La prima sconfitta arrivò solo alla quindicesima giornata, il 13 gennaio 1985, quando una squadra rimaneggiata cadde ad Avellino su di un campo innevato, a pochi minuti dal triplice fischio, grazie a un gol di Colombo. Nonostante ciò le dirette inseguitrici, l'Inter e il Torino, non ne approfittarono sicché i veneti chiusero il girone d'andata da campioni d'inverno.
Quando, la settimana dopo, il Verona impattò 0-0 al San Paolo, l'Inter lo raggiunse in vetta alla classifica. La squadra di Ilario Castagner parve divenire la favorita alla vittoria finale, ma gli scaligeri approfittarono del pareggio dei milanesi contro l'Avellino per portarsi nuovamente in testa: a Udine, il 10 febbraio, i gialloblù vinsero con un rocambolesco 5-3 una partita che li aveva visti andare in vantaggio di tre reti, farsi raggiungere nella ripresa e poi ottenere la vittoria. La settimana dopo, l'1-1 nello scontro diretto con i rivali nerazzurri diede ulteriore fiducia al Verona per la parte finale del torneo: in poche settimane i veneti si portarono sul più tre, mentre i nerazzurri mollarono la presa per lasciare al Torino il ruolo di principale antagonista dell'undici di Bagnoli.
Dopo la vittoria per 3-0 ottenuta contro la Cremonese ultima in classifica, le lunghezze di vantaggio del Verona sulle inseguitrici divennero cinque, per poi salire a sei la domenica successiva. I veneti tornarono con un punto da Marassi mentre, dietro di loro, granata e nerazzurri perdevano, rispettivamente, la stracittadina contro la Juventus e in casa dell'Udinese. La sconfitta subita dagli scaligeri nello scontro diretto contro i torinesi sembrò riaprire i giochi, ma la vittoria ottenuta dai gialloblù due settimane dopo sulla Lazio tolse ogni speranza alle avversarie per il titolo. Il 12 maggio bastò un pareggio a Bergamo (1-1) per consegnare al Verona il suo primo, storico, scudetto.
In una stagione non all'altezza delle aspettative, la Juventus sesta classificata, che vinse la sua prima Coppa dei Campioni nella tragica serata dell'Heysel, vide Michel Platini diventare capocannoniere per il terzo anno consecutivo, eguagliando un'impresa precedentemente riuscita al solo Gunnar Nordahl. A fine stagione gli esiti delle varie coppe riportarono inoltre il Milan sul palcoscenico europeo dopo cinque anni di assenza.
Non regalò molte emozioni la lotta per la permanenza in Serie A, che coinvolse anche l'Udinese. L'Ascoli cedette nel finale e ritornò in B dopo sette anni, raggiungendo Lazio e Cremonese, con quest'ultima che concluse sul fondo il suo primo campionato in massima categoria da cinquantaquattro anni a quella parte.
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