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Serie A 1990-1991



Andamento del campionato

    La stagione vide grande protagonista la città di Genova: la Sampdoria vinse per la prima volta lo scudetto, mentre il blasonato Genoa si issò al quarto posto della classifica. I blucerchiati di Vujadin Boškov, da qualche anno ai vertici del calcio italiano ma che mai erano giunti sul podio del campionato – e per trovare un risultato di rilievo delle sue progenitrici bisognava risalire al terzo posto dell'Andrea Doria nel 1908 –, raggiunsero un traguardo storico grazie a un affiatato gruppo di giocatori sia dentro che fuori dal campo; avendo la meglio delle più titolate milanesi, il tricolore andò a premiare il paziente lavoro di costruzione di un grande club svolto negli anni dal presidente Paolo Mantovani. Dall'altra parte Osvaldo Bagnoli mise in piedi un altro piccolo "miracolo sportivo" dopo Verona, portando i rossoblù dal glorioso passato, ma da decenni lontani da qualsivoglia successo, a conquistare il loro miglior piazzamento nel secondo dopoguerra.
    Il campionato seguente ai mondiali di Italia '90 prese avvio il 9 settembre, con al via l'ambiziosa matricola Parma, prima delle tante squadre provenienti dalla Via Emilia ad approdare in quel decennio nella massima categoria, e diverse contendenti al titolo: il Napoli campione uscente, subito estromesso dalla lotta dopo un inizio sottotono, le milanesi, una rinnovata Juventus e l'outsider Sampdoria.
    I rossoneri di Arrigo Sacchi, andarono in testa a punteggio pieno alla terza giornata per rimanervi fino al 28 ottobre, quando i blucerchiati li superarono vincendo a San Siro, seguiti a breve distanza anche da Inter e Juventus. Alla decima la Sampdoria perse il derby e venne affiancata in vetta dall'Inter di Trapattoni; i nerazzurri passarono poi in testa solitari due giornate dopo, approfittando del rinvio delle gare delle due rivali – l'incontro Sampdoria-Roma fu rimandato per maltempo, mentre il Milan era impegnato a Tokyo per la finale di Coppa Intercontinentale contro l'Olimpia Asunción. L'Inter rimase così in vetta per diverse domeniche, talvolta anche in compagnia di Sampdoria e Juventus, e andò a vincere il titolo d'inverno il 20 gennaio, con un punto di vantaggio sul Milan e due sull'inedito terzetto formato da doriani, bianconeri e dal sorprendente Parma di Nevio Scala.
    Nel girone di ritorno, complici l'inesperienza dei ducali e l'improvviso cedimento dell'undici di Luigi Maifredi, la lotta per lo scudetto rimase circoscritta alle sole Inter, Milan e Sampdoria. Furono gli scontri diretti a sancire il dominio blucerchiato; il 17 febbraio fu Vialli – capocannoniere con 19 gol al termine del campionato – a decidere Sampdoria-Juventus, lanciando i doriani al primo posto. Il 10 marzo i rossoneri uscirono sconfitti da Marassi; infine, il 5 maggio, le reti di Dossena e Vialli permisero ai liguri di espugnare il Meazza e ipotecare uno scudetto che arrivò matematicamente il 19 maggio, dopo la vittoria 3-0 su di un Lecce condannato alla retrocessione. Per la Sampdoria fu il primo scudetto della storia, un successo che alla città di Genova mancava dal 1924.
    Il positivo campionato del Genoa completò un'annata storica per la Liguria: guidato da capitan Signorini e trascinato dalle reti del bomber cecoslovacco Skuhravý, il grifone arrivò quarto al termine del torneo. Non andarono oltre un settimo posto una deludente Juventus, alle prese con problemi di risultati e fuori dalle coppe europee per la prima volta dopo ventotto anni, e il Napoli, scosso in aprile dalla positività di Maradona ai test antidoping; la fuga del Pibe de Oro in Argentina (che proprio a Genova, contro i futuri scudettati, realizzò dal dischetto la sua ultima rete "italiana"), segnò il definitivo tramonto dei sogni di gloria della squadra partenopea dopo anni di eccezionali successi – anche se a partire da quel momento, il Napoli non perse più una partita sino al termine del campionato, tirandosi fuori da situazioni di classifica pericolose e arrivando a sfiorare la zona UEFA, perduta solo all'ultima giornata.
    Convincenti prestazioni arrivarono da Torino e Parma, entrambe – grazie alla squalifica internazionale in cui era incappato il Milan – neopromosse da Coppa UEFA, mentre il Cagliari agganciò la salvezza con un turno d'anticipo a spese dei salentini e del Pisa, che fece ritorno tra i cadetti dopo appena un anno, nonostante un buono scatto iniziale comprensivo di due vittorie – prima squadra a retrocedere dopo aver vinto le prime due gare di campionato, suo malgrado "imitato" dal Piacenza nel 2002-2003. Caddero in Serie B anche Cesena e Bologna, rimaste sul fondo per gran parte del campionato.