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Serie A 2001-2002



Andamento del campionato

    Il campionato prese il via nell'ultimo weekend di agosto, con favorite le milanesi, le romane e la Juventus. Furono i bianconeri di Lippi a partire meglio di tutti, alla terza giornata già primi in solitaria e a punteggio pieno, ma superati due domeniche dopo dall'Inter di Cúper. A dispetto delle premesse, la vera protagonista del girone di andata fu però il Chievo del tecnico Luigi Delneri e del giovane presidente Luca Campedelli, squadra di un piccolo borgo veronese di stanza tra i professionisti da poco più di quindici anni e all'esordio nella massima categoria: grazie al suo vivace ed efficace gioco – sospinto dalle ali Eriberto-Manfredini, nonché dal futuro campione del mondo Perrotta e dalla coppia d'attacco Corradi-Marazzina –, già alla prima giornata i clivensi stupirono violando il campo della Fiorentina detentrice della Coppa Italia (seppur coi viola destabilizzati da una profonda crisi societaria che esploderà nei mesi seguenti), andando poi in testa alla classifica il 21 ottobre 2001 e rimanendoci per l'intero mese di novembre; il positivo momento del calcio scaligero venne caratterizzato anche dal buon avvio dell'altra compagine cittadina, il Verona di Alberto Malesani issatosi al quarto posto, e che verso la metà del mese fece suo anche il primo derby dell'Arena giocato in Serie A.
    Frattanto la Juventus conosceva un periodo di crisi, mentre un cammino altalenante indusse il Milan a sostituire il turco Terim con l'ex bandiera rossonera Carlo Ancelotti. Il 2 dicembre il Chievo perse la vetta della graduatoria in favore dell'Inter, il cui primato durò tuttavia lo spazio di due settimane, allorché vennero sconfitti in casa nello scontro diretto dagli stessi clivensi, di nuovo primi in coabitazione con la Roma di Fabio Capello. La squadra meneghina non demorse e concluse comunque l'anno solare davanti a tutti, ma il 6 gennaio 2002 venne sopravanzata dai capitolini, che si fregiarono così per la seconda volta consecutiva del simbolico titolo d'inverno.
    La tornata conclusiva vide l'allontanamento dalle zone di vertice del Milan, che pagò la prolungata assenza del suo centravanti Inzaghi infortunatosi sul finire del girone di andata, e del Chievo, con l'avvicinamento di una Juventus tornata in forma dopo gli stenti autunnali complice anche la definitiva integrazione in squadra di Nedved, il quale, dopo le iniziali difficoltà patite nell'intelaiatura bianconera, trovò una nuova dimensione sulla trequarti. La lotta diventò così a tre, con nerazzurri e giallorossi che si alternavano in vetta domenica dopo domenica, mentre la Vecchia Signora seguiva a ridosso. Il torneo sembrò arrivare a una svolta il 24 marzo quando l'Inter, battendo in casa la Roma nello scontro diretto, distanziò rispettivamente di 3 e 4 lunghezze capitolini e torinesi. La domenica successiva il distacco sulla Juventus crebbe a +6 e parve tagliar fuori definitivamente i piemontesi; tuttavia alla trentesima giornata, un'inattesa sconfitta della capolista a San Siro contro l'Atalanta riaprì improvvisamente i giochi per il titolo.
    A tre turni dalla fine l'Inter affrontava una trasferta sul campo del Chievo, con Juventus e Roma impegnate anch'esse fuori casa, contro piacentini e rossoneri: se in prossimità del 90' i nerazzurri parevano aver ipotecato lo scudetto vincendo di misura al Bentegodi, mentre le due inseguitrici permanevano sul pareggio, nei minuti finali le simultanee marcature di clivensi e torinesi assottigliarono d'un colpo da 5 a solo 1 punto il vantaggio dei meneghini sui piemontesi, i quali approfittarono anche del pari della Lupa a Milano per sopravanzarli al 2º posto. Dopo una penultima giornata che non cambiò le carte in tavola, le tre squadre arrivarono quindi all'ultimo turno di campionato, il 5 maggio 2002, in questa situazione di classifica: Inter 69 punti, Juventus 68, Roma 67.
    I giallorossi erano impegnati al Delle Alpi contro il Torino, la Juventus era di scena sul campo di un'Udinese che sette giorni prima aveva raggiunto la salvezza, ma tutto sembrava propendere per l'annunciato trionfo nerazzurro, impegnata a Roma contro la gemellata Lazio.
    Al Friuli, già dopo dieci minuti la Juventus aveva risolto la pratica con i gol del capocannoniere Trezeguet e del capitano Del Piero. A Roma, quando il Biscione andò in vantaggio per la seconda volta nella prima frazione, dopo un primo pareggio biancoceleste, la partita parve decisa così come l'esito del torneo: eppure, dapprima arrivò allo scoccare dell'intervallo la seconda rete dei laziali, che poi nella ripresa dilagarono fino a trionfare per 4-2 su di un Inter che, al rientro dagli spogliatoi, incappò in un deciso crollo sia sul piano atletico che, soprattutto, mentale; alcuni giocatori nerazzurri vennero colti da crisi di pianto nel bel mezzo della sfida, vedendosi sfuggire sul filo di lana un successo che in casa meneghina mancava ormai dal 1989.
    A Udine si assegnò così il 26º scudetto bianconero, a premiare una squadra capace di arrivare al rush finale in migliori condizioni fisiche rispetto agli avversari, nonché lucida e stoica nel credere fino in fondo a una rimonta apparsa, a tratti, proibitiva. Complice la contemporanea vittoria esterna della Roma sui granata, l'Inter portò suo malgrado a termine un harakiri che la fece scivolare al 3º posto della graduatoria.
    In coda si registrarono le discese tra i cadetti del Venezia, della blasonata Fiorentina preda di una crisi tecnica e ancor più finanziaria, del Lecce e, a sorpresa, del Verona che mancò la salvezza nonostante il buon girone di andata: agli scaligeri fu fatale lo scontro diretto all'ultima giornata contro il Piacenza dell'altro capocannoniere Hübner, nonché una graduatoria stretta per il 15º posto, nella quale fino al fischio finale era coinvolto pure un Brescia frenato nella tornata di ritorno dai guai fisici occorsi al suo trascinatore Roberto Baggio – tuttavia protagonista di un vero e proprio "miracolo" sportivo, tornando in campo a 77 giorni da una rottura del legamento crociato anteriore. Retrocessione ben più amara per i gigliati, dopo un campionato anonimo su cui pesò oltremodo, a posteriori, il serio infortunio che dopo poche giornate li privò del bottino sottorete di Chiesa: in estate arriverà dapprima il fallimento del club di Cecchi Gori e, dopo la costituzione di una nuova società, il declassamento della squadra viola in Serie C2.