Andamento del campionato
Finalmente riunificato, il campionato aveva nelle due finaliste della precedente stagione confederale le favorite al titolo anche per questo torneo. In particolare il Genoa si era rinforzato con l'arrivo del terzino Delfo Bellini dalla Sampierdarenese, che si andava ad aggiungere al ritorno di Aristodemo Santamaria, che aveva appena condotto al successo la Novese e sempre dal club piemontese Ettore Neri. I grifoni disputarono uno splendido campionato e raggiunsero la finale da imbattuti: solo un caparbio Legnano, secondo classificato nel girone eliminatorio, uscì indenne da entrambi i confronti coi rossoblu.
Nello stesso raggruppamento, Milan e Juventus furono sopravanzate dal Bologna, battuto in casa dopo lungo tempo solo dai liguri e capace di segnare all'Udinese quattordici gol.
Dal canto loro, i campioni in carica della Pro Vercelli gestirono abbastanza agilmente gli attacchi di un rigenerato Torino e della sorprendente Sampierdarenese.
Nel terzo raggruppamento, oggettivamente di minor tasso tecnico, si mise in mostra la vera sorpresa del campionato, il Padova, che impegnò in un concitato testa a testa i ben più quotati piemontesi dell'Alessandria, riuscendo alfine a sopravanzarli nello spareggio di Milano. Subito dietro alle due contendenti si piazzò il Livorno, che tre anni prima si era aggiudicato il torneo del Sud. Deludente, invece, fu il comportamento dei campioni federali uscenti della Novese: seppur indubbiamente indeboliti dalla partenza di alcuni uomini-chiave che l'avevano portata al titolo, il basso profilo della loro annata fu la riprova della mediocrità del torneo federale della precedente stagione, e della sensatezza della riunificazione.
Sensatezza che fu confermata anche dalle retrocessioni: soltanto cinque delle formazioni provenienti dal precedente torneo della FIGC riuscirono a salvarsi (Sampierdarenese, Virtus Bologna, Cremonese, SPAL e Novese), contro le diciannove della disciolta CCI. Rocambolesco fu, in particolare, il cammino dello Spezia: ripescato inizialmente per la fusione delle due società livornesi, che aveva liberato un posto nella massima serie, subì una squalifica del campo per un anno, in seguito ai gravissimi incidenti che costellarono la gara al Picco contro gli acerrimi rivali genoani, con ripetuti tentativi di aggressione all'arbitro, sia allo stadio che, successivamente, alla stazione. Le numerose gare in campo neutro influirono negativamente sulle prestazioni degli aquilotti, che furono costretti allo spareggio-salvezza contro il Derthona: una prima gara si concluse con un nulla di fatto dopo ben 3 ore e 17 minuti di gioco, sospesa infine per oscurità; la ripetizione, vinta dagli spezzini di misura, sancì la retrocessione dei tortonesi.
Il perfetto meccanismo genoano non conobbe intoppi neanche nelle finali. Il primo appuntamento clou si svolse a Vercelli, dove i campioni in carica vennero raggiunti dai rossoblu nel secondo tempo con un gol di Catto su cross di Santamaria. Nella seconda giornata il Genoa sconfisse abbastanza agevolmente il Padova, salendo a quota tre punti. Ma la grande sorpresa, e la fortuna per i Grifoni, si manifestò allorché, tra lo stupore generale, l'arrembante Padova batté nettamente i bianchi Leoni. Poiché la settimana precedente gli euganei avevano perso a Marassi la partita con il Genoa, la strada per i liguri parve spianata.
Fu a questo punto che la gara di Marassi del 24 giugno tra Grifoni e bianchi Leoni assunse de facto il ruolo di ultima spiaggia per i vercellesi: una vittoria del Genoa, infatti, avrebbe estromesso la principale rivale, la Pro Vercelli, dalla corsa per il titolo. In uno stadio gremito da più di diecimila spettatori, una rete di Sardi portò il Genoa alla vittoria della partita ed escluse la Pro Vercelli dalla lotta per il titolo. Rimaneva teoricamente ancora in corsa il Padova, che tuttavia perse le rimanenti due partite, prima contro il Genoa e poi contro la Pro Vercelli, chiudendo terzo. Per la consueta passerella conclusiva l'avversaria fu la Lazio, dove militava un giovane Fulvio Bernardini. Prima della gara di ritorno, disputata al Flaminio, i genoani ebbero addirittura l'onore di essere ricevuti dal Papa e da Mussolini. I rossoblu non ebbero problemi a battere i biancocelesti in entrambe le partite (4-1 a Genova e 2-0 a Roma), riuscendo così nell'impresa di vincere il loro ottavo titolo finendo imbattuti in tutte le ventotto gare disputate.
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