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Prima Divisione 1926-1927 - Girone finale



Andamento del campionato

    Nel 1926 la Carta di Viareggio riformò l'organizzazione del calcio italiano. L'importante documento introdusse lo status del giocatore "non dilettante" percepiente un rimborso spese, e con questo sotterfugio si riuscì a ingannare la FIFA, ancora strenuamente legata alla difesa del dilettantismo sportivo. Il salto verso il professionismo fu immediato anche per le squadre cadette, ma ai lievitati costi di gestione per stipendi e trasferte non tutte riuscirono a far fronte a meno che non avessero una solida organizzazione societaria ed un campo sportivo capiente, tenendo conto che all'epoca i migliori stadi accoglievano in media tra gli 8 000 ed i 15 000 spettatori. L'intera struttura dei campionati fu rinnovata: azzerati tutti gli enti federali preesistenti, il neonato Direttorio Divisioni Superiori, avente sede a Milano, fu chiamato ad organizzare i campionati professionistici di Divisione Nazionale e di Prima Divisione, entrambi deputati ad esprimere un vincitore assoluto a livello nazionale. L'organico dei tre gironi del Nord fu costituito dalla metà esatta dei partecipanti alla precedente edizione della Seconda Divisione, dalle sette perdenti gli spareggi per la salvezza di Prima Divisione, e dall'Anconitana prelevata dai raggruppamenti meridionali. Le dieci società che diedero vita al girone del Sud provenivano invece unicamente dalla Prima Divisione, data l'artificiosa sopravvalutazione del calcio meridionale nel previgente ordinamento. Le 40 elette furono suddivise in quattro raggruppamenti, ciascuno dei quali avrebbe dovuto scaturire una promozione ed una retrocessione. Al campionato sono iscritte 40 squadre suddivise in quattro gironi interregionali, formula prevista per la Seconda Divisione della Lega Nord fin dal 1924. Le società prime classificate vengono promosse in Divisione Nazionale e si disputano l'onorifico titolo nazionale di categoria in un girone finale. Le società ultime classificate retrocedono nella Seconda Divisione dei due direttòri interregionali chiamati Direttori Divisioni Inferiori Nord e Sud.
    In un'epoca in cui le gerarchie fra le squadre erano molto più marcate di oggi, i gironi nordoccidentale e centrale furono facili prede di due neoretrocesse, il Novara e la Reggiana.
    Maggiori sorprese arrivarono invece dal meno qualificato raggruppamento nordorientale in cui la Pro Patria ott.enne la sua storica prima promozione grazie ad un finale thrilling che la vide pareggiare a Treviso all'ultima giornata mentre l'Atalanta, sua diretta inseguitrice, crollava però a sorpresa contro Fiume. Il torneo meridionale vide infine prevalere la Lazio, ma si segnalò più che altro per le gravi difficoltà economiche delle sue affiliate che turbarono il regolare svolgimento della competizione. Al contrario del Nord infatti, la partecipazione alla Prima Divisione gestita in un unico girone meridionale dalla lontana Milano, rappresentò per il Sud una forzata riqualificazione agonistica e al contempo un notevole aggravamento economico rispetto al precedente assetto, ancora basato su qualificazioni regionali; solo pochi club riuscirono a reggere l'impatto finanziario di questa novità. Nelle finali nazionali utili a proclamare il vincitore onorifico della competizione, ad imporsi furono i blu novaresi, che nell'ultima giornata di gare sconfissero 9-1 i biancocecelesti capitolini, giunti ultimi nel girone a quattro, a pari merito con la Reggiana.