Andamento del campionato
Il campionato venne vinto agevolmente dalla Salernitana che mise in bacheca il secondo torneo di Serie B della sua storia, ritornando in massima serie a mezzo secolo di distanza dal suo, fin lì, unico precedente. Dopo aver inizialmente rincorso da vicino il Venezia, la netta vittoria nello scontro diretto di dicembre al Penzo (3-0) diede ai campani la testa della classifica; la squadra di Delio Rossi mantenne ininterrottamente il primo posto fino a giugno, stabilendo una striscia stagionale di diciassette risultati utili e conquistando la promozione con cinque turni di anticipo, giunta matematica all'Arechi proprio nella sfida di ritorno contro i veneti. Per l'ippocampo ci fu anche la soddisfazione di portare il suo attaccante Marco Di Vaio, con un bottino di 21 gol, in cima alla classifica marcatori del torneo.
In zona-promozione, dei restanti tre pass due furono appannaggio del succitato Venezia, allenato da un Walter Novellino alla prima di quattro promozioni in massima categoria che otterrà nel lustro seguente, e del Cagliari; mentre i lagunari, similmente alla Salernitana, posero fine a un lungo digiuno che li vedeva assenti dalla A da trentuno anni, i sardi di Giampiero Ventura si riaffacciarono dopo una sola annata sul massimo palcoscenico calcistico italiano. Le due compagini giovarono della prolificità sottoporta dei loro attaccanti, l'arancioneroverde Schwoch e il rossoblù Muzzi, che toccarono entrambi quota 17 centri.
Per il quarto e ultimo posto utile alla promozione, Torino e Perugia chiusero il torneo a pari punti, distanziando abbastanza nettamente le più dirette inseguitrici. I piemontesi di Edy Reja furono a lungo visti come i maggiori candidati al ritorno in A, tuttavia nelle giornate conclusive occorsero in un deciso rallentamento; di contro gli umbri, nonostante quattro avvicendamenti tecnici nell'arco della stagione, con un ottimo ruolino finale riuscirono, non senza sorpresa, ad agganciare in dirittura di arrivo i granata. Il campionato ebbe così un'appendice nello spareggio-promozione di Reggio Emilia – la cui disputa rimase peraltro in forse per qualche giorno, dato che sul 2-1 biancorosso nello scontro diretto del 7 giugno pendeva un sub judice per un ricorso (poi non accolto) della società torinese –, che vide il Perugia di Ilario Castagner prevalere ai rigori e far così immediato ritorno, dopo dodici mesi di assenza, in massima serie. I grifoni centrarono il salto di categoria nonostante la mancanza di un bomber nel reparto avanzato; non bastarono invece al Toro le 18 reti di Ferrante, l'ultima proprio nello one-game in terra emiliana.
La lotta per non retrocedere vide l'epilogo della favola del piccolo Castel di Sangro, fanalino di coda della classifica e di ritorno in Serie C1 dopo un biennio in cui si era guadagnato la simpatia trasversale del calcio nazionale. A far compagnia agli abruzzesi anche l'Ancona, appena un anno dopo aver ritrovato la cadetteria, mentre ben più rumorose furono le cadute di un Foggia ormai lontano dai fasti zemaniani dei primi anni 1990, e di un Padova costretto alla C1 dopo oltre un decennio.
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