(segue) Audacia
(15 novembre 1914)
[Inizio scritto]
Questi interrogativi
inquietanti
ai quali
per mio conto
ho risposto
spiegano l'origine
e gli scopi del giornale. Questo ch'io compio è un atto
d'audacia e non mi nascondo le difficoltà dell'impresa. Sono
molte e complesse
ma ho la ferma fiducia di superarle. Non sono
solo. Non tutti i miei amici di ieri mi seguiranno; ma molti altri
spiriti ribelli si raccoglieranno attorno a me. Farò un
giornale indipendente
liberissimo
personale
mio. Ne risponderò
solo alla mia coscienza e a nessun altro. Non ho intenzioni
aggressive contro il partito socialista
o contro gli organi del
partito nel quale intendo di restare; ma sono disposto a battermi
contro chiunque tentasse di impedirmi la libera critica di un
atteggiamento che ritengo per varie ragioni esiziale agli interessi
nazionali e internazionali del proletariato.
Dei malvagi e degli idioti non
mi curo. Restino nel loro fango i primi
crepino nella loro nullità
intellettuale gli ultimi. Io cammino! E riprendendo la marcia —
dopo la sosta che fu breve — è a voi
giovani d'Italia;
giovani delle officine e degli atenei; giovani d'anni e giovani di
spirito; giovani che appartenete alla generazione cui il destino ha
commesso di «fare» la storia; è a voi che io
lancio il mio grido augurale
sicuro che avrà nelle vostre
file una vasta risonanza di echi e di simpatie.
Il grido è una parola che
io non avrei mai pronunciato in tempi normali
e che inalzo invece
forte
a voce spiegata
senza infingimenti
con sicura fede
oggi:
una parola paurosa e fascinatrice: guerra!
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