(segue) Contro la neutralità
(13 dicembre 1914)
[Inizio scritto]

      I neutrali che si sgolano a gridare «abbasso la guerra» non si accorgono di tutto il grottesco vile che si contiene oggi in tal grido. È un'atroce ironia gridare «abbasso la guerra» mentre si combatte e si muore sulle trincee.
      Fra i due gruppi di Potenze: la Triplice Intesa e il blocco austro-tedesco l'Italia è... rimasta neutrale. Nella Triplice Intesa v'è la Serbia eroica che ha spezzato il giogo austriaco; v'è il Belgio martire che non ha voluto vendersi; v'è la Francia repubblicana aggredita; v'è l'Inghilterra democratica; v'è la Russia autocratica ma col sottosuolo minato dalla Rivoluzione. Dall'altra parte l'Austria clericale e feudale; la Germania militarista e aggressiva. Allo scoppiar della crisi l'Italia si proclamò «neutrale». Era contemplata l'«eccezione» nei trattati? Pare di sì specie dopo le rivelazioni recentissime del Giolitti. Se la neutralità del Governo significava indifferenza la neutralità dei socialisti e delle organizzazioni economiche aveva tutt'altro carattere e significato. La neutralità socialista aveva due faccie. Una benigna volta ad occidente verso la Francia; una arcigna volta ad oriente verso l'Austria. Sciopero generale insurrezionale nel caso di una guerra «coll'Austria»; niente sciopero generale niente opposizione di fatto nel caso di una guerra «contro» l'Austria. Si distingueva dunque fra guerra e guerra. V'è di più. Fu consentito il richiamo delle classi. Se il Governo avesse mobilitato i socialisti tutti avrebbero trovato la cosa naturale e logica. Ammettevano dunque che una nazione ha il diritto e il dovere di difendersi armata mano da eventuali attacchi dall'esterno. La neutralità in tal modo concepita doveva necessariamente condurre — col maturare degli eventi specie nel Belgio — ad abbracciare la tesi dell'intervento.
      È controverso che l'Italia abbia una borghesia nel senso classico della parola. Più che borghesi e proletari ci sono dei ricchi e dei poveri. Ad ogni modo è falso che la borghesia italiana sia in questo momento guerrafondaia. Tutt'altro! È neutralista e disperatamente pacifista. Il mondo della Banca è «neutrale»; la borghesia industriale ha riorganizzato i suoi «affari»; la borghesia agraria piccola e grande è pacifista per tradizione e temperamento; la borghesia politicante e accademica è neutrale. Vedete il Senato! Vi sono nella borghesia forze giovani che non vogliono stagnare nella morta gora della neutralità ma la borghesia presa nel suo complesso è neutralista e ostile alla guerra.

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