(segue) Contro la neutralità
(13 dicembre 1914)
[Inizio scritto]

      Vediamo vediamo: Pisacane (Victor Hugo lo disse più grande di Garibaldi) quando andò a sovvertire quel governo borbonico così giustamente qualificato da Gladstone: la negazione di Dio fu dunque un guerrafondaio? Se vi fossero stati i socialisti avrebbero votato un ordine del giorno contro la guerra? E l'altra piccola guerra del 1870 che ci spinse sia pure a pedate a Roma? Non si condannano tutte le guerre. Tal concetto herveista della prima maniera e quasi tolstoiano della passività assoluta è antisocialista.
      Guesde in un Congresso dei socialisti francesi tenutosi appunto poche settimane prima della guerra affermava che in caso di guerra la nazione più socialista sarebbe vittima nella nazione meno socialista... E del resto osservate il contegno dei socialisti italiani. Vedeteli in Parlamento. È mancato il forte discorso Treves si è attardato in sottili distinzioni avvocatesche. A un certo punto ha gridato: «Noi non rinneghiamo la Patria!». Infatti la patria non si può rinnegare. Non si rinnega la madre anche quando non ci offre tutti i suoi doni anche quando ci costringe a cercare la fortuna per le strade tentatrici del mondo! (Grande ovazione).
      Treves diceva di più: «Non ci opponiamo alla guerra di difesa». Se si ammette questo si ammette la necessità di armarci. Non aprirete già le porte d'Italia all'esercito degli austriaci perché vengano a saccheggiarvi le case e a violarvi le donne! Ah lo so bene: ci sono degli ignobili vermi che rimproveravano al Belgio di essersi difeso. Poteva dicono intascare l'oro dei tedeschi e lasciar libero il passaggio mentre resistendo fu sottoposto alla sistematica e scientifica distruzione delle sue città.
      Ma il Belgio vive e vivrà perché si è rifiutato all'ignobile mercato. Se lo avesse accettato il Belgio sarebbe morto per tutti i secoli! (Grande ovazione; tutti gridano: «evviva il Belgio!» sventolando i cappelli. La dimostrazione imponente dura parecchi minuti).

(segue...)