(segue) Contro la neutralità
(13 dicembre 1914)
[Inizio scritto]

      Quando vorrete difendervi quando avrete il ginocchio del nemico sul petto? O non è meglio anticipare la difesa? Non è meglio intervenire oggi perché ci può costar poco mentre domani potrebbe essere un disastro? Si vuol forse mantenere uno splendido isolamento? Ma allora bisogna armare armare e creare un militarismo mastodontico.
      I socialisti — e io sono ancor tale benché sia un socialista esasperato — non posero mai sul tappeto la questione dell'irredentismo che lasciarono ai repubblicani. Ma ora no i rivoluzionari affermano che non vi sarà internazionale se non quando i popoli saranno ai loro confini. Ecco perché siamo favorevoli ad una guerra d'indole nazionale. Ma vi sono anche altre ragioni più socialiste che ci spingono all'intervento.
      Si dice: l'Europa di domani non differirà in nulla da quella di ieri. È l'ipotesi più assurda e più spaventevole. Se la accettate la vostra neutralità ha un senso anche assoluto. Non val la pena di sacrificarsi per lasciar le cose allo stato di prima. Ma la mente e il cuore si rifiutano di credere che tutto questo sangue versato sulle terre di tre continenti non darà frutto alcuno. Tutto fa credere invece che l'Europa di domani sarà profondamente trasformata. Più libertà o più reazione? Più militarismo o meno militarismo? Quale dei due gruppi di Potenze ci assicura colla sua vittoria condizioni migliori per la liberazione della classe operaia? Il blocco austro-tedesco o la Triplice Intesa? La risposta non è dubbia. E come volete cooperare al trionfo della Triplice Intesa forse cogli articoli di giornale e cogli ordini del giorno dei comizi? Bastano queste manifestazioni sentimentali a far risorgere il Belgio? A sollevare la Francia? Questa Francia che si è svenata per l'Europa nelle rivoluzioni e nelle guerre dall'89 al '71 e dal '71 al '14? Alla Francia dei Diritti dell'Uomo offrirete dunque e soltanto delle frasi?

(segue...)