(segue) Forze vecchie e nuove
(16 giugno 1917)
[Inizio scritto]

      La situazione è questa: il ministero rimpastato si presenta alla camera osteggiato da una duplice opposizione che parte da motivi profondamente antitetici ma che trova un punto di coincidenza: i socialisti neutralisti sono all'opposizione perché oramai il loro scopo dichiarato è quello di giungere ad una pace separata qualunque che salvi dall'estrema catastrofe gli imperi centrali; gli interventisti accusano il governo Boselli di aver aiutato — colla sua condotta — il proposito criminoso dei socialisti. Come potrà muoversi e vivere il ministero Boselli fra gli scogli di questa opposizione? Il ministero Salandra non cadde appunto in seguito a una coincidenza di questo genere? A noi poco importa dell'accoglienza che il ministero cosiddetto «rimpastato» avrà alla camera; a noi poco importa del suo successo parlamentare. Per noi la crisi rimane aperta e non può essere risolta dagli attuali ministri pregiudicati compromessi che hanno dimostrato durante un anno intero la loro incapacità di fare una politica di guerra. (Censura).
      Il mondo di questa gente si riassume in Montecitorio. Non più in là. È possibile di trarre a rinnovamento della gente anche fisiologicamente esaurita? Quando l'Inghilterra si è accorta che Asquith e i suoi ministri col loro temperamento colle loro preferenze dottrinali non avevano l'anima di guerra li ha sostituiti con Lloyd George. Non solo ma si è fatto appello alla forza del paese. Così avviene che lord Nortcliffe direttore del Times sia mandato in America a continuare l'opera di Balfour; come Tardieu un giornalista del Temps continuerà quella di Viviani. Il rimedio alla crisi della nazione può venire da coloro che ne sono i responsabili. Confortarli ancora della nostra fiducia sarebbe la peggiore delle ingenuità.
      Eppure un governo che avesse voluto veramente agire nel maggio del 1915 e nei primi mesi successivi alla dichiarazione di guerra poteva disporre di forze che oggi non trova più. Quantunque osteggiata dal governo e dalla polizia giolittiana — chi scrive queste linee fu battuto dalle guardie di Vigliani furiosamente in una delle piazze di Roma un mese appena prima dello scoppio delle ostilità — una certa preparazione «morale» del paese all'arduo cimento era stata compiuta. Anche le campagne avevano ottenuto la loro refrattarietà dovuta a molte cause che è inutile prospettare in questo momento. Gli elementi interventisti avevano sbaragliato in tutte le principali città d'Italia i neutralisti ridotta all'innocuità l'opposizione dei rurali messi a silenzio i clericali fugati ignominiosamente i giolittiani. Noi offrimmo allora al governo il grande patrimonio spirituale della nazione. Esso doveva esserne il depositario il custode. Esso doveva conservare questa preziosa offerta dei nostri ideali delle nostre anime; offerta che fu da migliaia e migliaia dei nostri consacrata più tardi col sangue.

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