(segue) Forze vecchie e nuove
(16 giugno 1917)
[Inizio scritto]
E invece?
Cominciò Salandra ad
allontanarsi da quegli elementi che pure lo avevano ricondotto al
potere
malgrado e contro l'ignobile trama dei giolittiani; cominciò
Salandra ad imbrogliarsi nella politica parlamentare
egli che doveva
le sue fortune ad un'azione prettamente extraparlamentare; cominciò
con Salandra la separazione fra governo e paese e lo sciupio dei
tesori morali della nazione. Questo sciupio è diventato uno
sperpero col ministero Boselli-Orlando. Bisognava alimentare la sacra
fiamma
perché illuminasse l'aspro cammino; fu invece lasciata
in balia dei venti e se oggi non siamo piombati nelle tenebre
ma nel
crepuscolo che le precede
se oggi nella nazione le correnti vandeane
hanno rialzato la testa e giocano d'audacia
lo si deve
esclusivamente al governo. Forse un ultimo tentativo può
essere fatto. Ma gli uomini del ministero Boselli non ne sono capaci.
Ecco perché noi li abbandoniamo a sé stessi e li
lasciamo precipitare. È inutile prolungare un'agonia.
Quanto agli interventisti
il loro
compito è chiaro. Noi non appoggiamo i ministeri solo perché
si orpellano dell'aggettivo «nazionale»; non facciamo
ancora assegnamento sulle piazze. In ogni caso
noi siamo pronti a
tener testa alle forze della reazione
anche se promana dal capo
e
sia capeggiata dall'on. Orlando e da Filippo Turati.
L'Italia attraversa una crisi
ma
non è ancora
per fortuna
così fradicia che sia
necessario l'intervento di Giolitti per seppellirla nella fossa del
parecchio. Può guarire ancora. (Censura).
16 giugno 1917.
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