(segue) Unità di animi
(28 ottobre 1917)
[Inizio scritto]
Nei primi mesi della guerra
dimenticammo — volemmo deliberatamente dimenticare — di
essere interventisti. Pareva a noi che — intervenuta l'Italia —
l'appellativo di interventista fosse diventato un po' illogico e di
valore
per quanto grande
soltanto storico. Dove erano i
neutralisti? Noi non li avevamo più riveduti
dopo le
memorabili giornate di maggio. La nazione pareva presentarsi una
di
forze e d'animi
di fronte al nemico.
Ma dopo un primo tempo
—
quando si vide che la guerra
ritenuta breve soltanto dagli sciocchi
e non da coloro che avevano qualche conoscenza della potente
organizzazione militare austriaca
diventata veramente una grande
guerra — furono avvertiti i primi movimenti sospetti che si
polarizzavano nel volere che l'Italia non dichiarasse mai
ufficialmente la guerra alla Germania. Si pretendeva che la nostra
guerra rimanesse puramente nazionale
di rivendicazione territoriale
mentre gli avvenimenti imprimevano già alla guerra stessa il
suo carattere eminentemente europeo e mondiale. Dall'altro lato
partiti e clientele
che avevano all'inizio aderito alla concordia
nazionale
o si traevano in disparte o interpretavano il patto della
concordia con criteri subiettivi e partigiani
qualche volta
ricattatori.
La compagine morale della nazione
veniva insidiata lentamente e metodicamente. Allora l'interventismo
che aveva vissuto la sua grande e intensa vita coi fasci e che
all'atto della guerra li aveva disciolti
tornò alla riscossa.
Bisognava riprendere l'opera interrotta. Così abbiamo voluto.
Così è stato. Ma tutta la nostra battaglia non aveva in
vista che l'interesse superiore (materiale e morale) della nazione in
guerra. Noi abbiamo combattuto fieramente i socialisti
non in quanto
socialisti
i clericali
non in quanto clericali
ma perché
ritenevamo che la loro azione neutralista
malgrado la guerra
portasse
come portava
nocumento all'Italia. Non c'era nella nostra
battaglia l'obiettivo di una sopraffazione di partiti. Fra l'altro
noi non siamo un partito; e poi
perché i vecchi partiti ci
appaiono trascurabili istituzioni nelle grandiose vicende di questa
epoca unica nella storia. Ma c'era soltanto il proposito di difendere
la nazione
di sorreggerne lo sforzo
dì tenere salda la
resistenza morale delle popolazioni.
(segue...)
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