Dopo le commemorazioni
(12 novembre 1924)
Alla Camera dei
Deputati, nella tornata del 12 novembre 1924 furono commemorati i
parlamentari morti negli ultimi mesi, e precisamente gli on.
Casalini, Gioda, Matteotti, Pelloux, Cermenati, Pantaleoni,
Pais-Serra, Candiani, Ferraris, il Generale Ricciotti Garibaldi e
l'illustre chirurgo Sen. Bassini. Fra queste commemorazioni,
acquistava particolare significato quella del deputato fascista
Armando Casalini, assassinato a Roma, con alcuni colpi di rivoltella,
da un operaio sovversivo, mentre si trovava in tram con la sua
figliuola. L'assassinio, avvenuto il 12 settembre 1924, mostrò
all'opinione pubblica quale fosca seminagione di odio avessero
compiuto le opposizioni, e accrebbe agli occhi della Nazione le
enormi responsabilità dei lividi politicanti, che speculavano
su l'affare Matteotti eccitando e spingendo all'odio e alla violenza
gli spiriti deboli e incoscienti.
Dopo la serie
delle commemorazioni ufficiali, S. E. il Capo del Governo fece le
seguenti dichiarazioni:
Il Governo, a mezzo mio, si
associa alle nobili parole pronunciate dal Presidente della Camera e
dagli altri oratori di questa assemblea. Il ricordo della tragica
fine dell'on. Matteotti rinnova in noi un senso di esecrazione per il
delitto e di compianto per la vittima. Il fatto che l'onorevole
Matteotti fosse avversario dell'attuale Governo non attenua, sibbene
accentua la intensità di questi sentimenti che il popolo
italiano ha profondamente condiviso.
La non meno tragica fine dell'on.
Casalini, ucciso barbaramente sulla pubblica via, presente la piccola
figlia, provoca un senso di raccapriccio e di acuto dolore in noi
tutti, in tutta la Nazione e in me particolarmente, che conoscevo da
anni il nostro povero amico e ammiravo il suo incessante sforzo di
autoelevazione intellettuale, nonché la sincerità della
sua fede, sia repubblicana prima, sia fascista poi. La sua parziale
cecità, dovuta, è bene ricordarlo, ad un infortunio sul
lavoro, poiché egli proveniva dall'autentico umile popolo
lavoratore, non gli aveva impedito di accorrere all'appello della
Patria in guerra. Fascista, nutrito sin dall'infanzia dalle dottrine
del grande Genovese, serviva in umiltà la sua fede e la
tragedia sorprese lui e la sua famiglia in uno stato di povertà
mazziniana.
(segue...)
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