(segue) La politica interna alla Camera
(22 novembre 1924)
[Inizio scritto]

      In tutte le nazioni ci sono dei contrasti: contrasti di idee, di interessi, di persone. E allora non si tratta di abbracciarsi tutti quanti, perché questo è impossibile, e sarebbe sterile, infecondo e condurrebbe la nazione alla decadenza. Si tratta, come dicevo altrove, di realizzare un minimo o un massimo di convivenza pacifica civile. A questo tende il Governo. Ma perché questa pacificazione che io chiamo politica si realizzi occorre che anche l'altra parte vi contribuisca. Non si contribuisce alla pacificazione mettendo in circolazione quotidiane menzogne impossibili. Non si dice che la Camera si chiuderà il 6, quando si sa che si chiuderà il 22. Non si dice che i nuovi orientamenti politici del Fascismo sono stati respinti dal Gran Consiglio fascista quando 25 persone, cioè tutti i membri del Gran Consiglio, possono testimoniare che gli orientamenti politici nuovi del Fascismo sono stati approvati all'unanimità.
      E soprattutto — passando ad altro — non bisogna dire, amico Savelli, non bisogna nemmeno raccogliere, perché certe stupidità non si raccolgono, che un generale valoroso che ha 35 o 40 anni di spalline, che ha fatto otto guerre, come il generale Di Giorgio, pensi di sacrificare l'Esercito; pensa di renderlo più forte e sempre più degno dei destini della Patria.
      Poiché voi tutti intendete, perché siete uomini e uomini di questi tempi meravigliosi, difficili e tormentati, che non si può raggiungere questo minimo di pacificazione, se oltre alla lotta politica che è necessaria si scende sul terreno della lotta morale.
      Su questo terreno non ho bisogno di raccogliere il vostro consiglio. Mi batto sino all'ultimo. Un conto è la rotazione dei Governi, il passaggio degli uomini, i quali Governi e i quali uomini non sono eterni — non devono essere nemmeno eterni, perché se no stancano il pubblico e stancano se stessi — e un conto la questione morale. Le conosciamo, queste questioni morali, in Italia, e sappiamo come molte volte siano state il paravento di ignobili ambizioni deluse e di più ignobili passioni.

(segue...)