(segue) La politica interna alla Camera
(22 novembre 1924)
[Inizio scritto]

      Questo deve finire per il decoro della politica italiana.
      Voi avete inteso le mie dichiarazioni; a queste dichiarazioni terrò fede. Sono lieto di constatare che il partito fascista si rende perfettamente conto di queste nuove necessità. Il partito fascista si rende conto che deve essere il più disciplinato del paese, il più obbediente alle leggi, il più tranquillo, quello che meno di tutti gli altri deve turbare l'ordine pubblico, perché altrimenti è in contraddizione assoluta il partito col Governo. Questo sarà fatto, perché i fascisti vogliono che ciò sia, perché sentono che qui è il giuoco, qui è la posta, qui è la fortuna, qui è la ripresa di quell'entusiasmo e di quella solidarietà fattiva e concreta che noi non abbiamo perduto.
      Certamente io mi rendo perfettamente conto di questo desiderio di pacificazione. Io lo dicevo altrove. Sono 25 anni, forse 30 anni che l'Italia passa da una crisi all'altra. Non si venga a mentire e a far credere che solo adesso vi sieno dei disordini, che solo adesso la vita civile sia turbata. Io sono ancora abbastanza giovine, quantunque mi avvii al crepuscolo, per ricordare che nel '92, nel '94 c'erano moti in tutta Italia, disordini e rivolte, che si dovevano reprimere con lo stato d'assedio. Nel '96 ho visto io, con questi occhi, le donne che si buttavano sulle rotaie e ne ebbi una impressione dolorosissima, allora adolescente appena. E nel '98 stato d'assedio e rivolte; e nel '900 il gesto tragico, nel '902 il primo sciopero generale, che non era contemplato dallo Statuto, perché lo Statuto non contemplava ancora il sindacalismo.
      È nel 1904 il primo grande sciopero generale, nel 1905 lo sciopero dei ferrovieri, e continui eccidi. Io ho lottato contro di voi, on. Giolitti, quando avete premiato il brigadiere Centanni; ma adesso dichiaro che se un brigadiere qualsiasi facesse fuoco per mantenere l'ordine, lo decorerei come avete fatto voi. Poi la guerra di Libia, poi nuovi disordini, poi la grande contesa del neutralismo e dell'interventismo, che doveva pesare anche sulla guerra, ma che è stato il passaggio, che è stato l'atto di maturità del popolo italiano. Poi la guerra, le tragedie della guerra, il destino che ha battuto a tutte le porte, milioni di italiani che hanno versato il loro sangue, il dopoguerra, il tentativo bolscevico, l'insurrezione fascista. Quante vicende, quanti dolori e quanta grandezza, e come si vede veramente palpitante dinanzi ai nostri occhi mortali questa Patria che diventa ogni giorno più grande al cospetto della Nazione, che si fortifica nei muscoli e si consolida nello spirito, che si fonde dal nord al sud, e a poco a poco diventa una grande, un'armoniosa famiglia!

(segue...)