(segue) La politica interna al Senato
(5 dicembre 1924)
[Inizio scritto]
Né crediate che il compito
di reprimere eventuali insurrezioni sia facile; perché oggi
gli uomini possiedono quella che io chiamo la tecnica del
combattimento nelle città e che ha avuto il suo esperimento a
Mosca, nei «putsch» germanici, a Berlino, a Monaco, a
Lipsia, a Budapest e a Vienna.
E perché la Milizia non
deve restare alle mie dipendenze? In fondo non è che una
questione di formalità, ma tuttavia ha la sua importanza.
Forse che tutte le altre forze dello Stato non sono, in un certo
senso, alle mie dipendenze? Non sono io che ho dato l'ordine di
andare a Corfù? O si teme di me, e allora si dica: sciogliete
la Milizia. O si crede al mio lealismo, che ha dato troppe prove per
essere ancora sospettato, ed allora non facciamo questa questione
ambigua, che avrebbe un risultato disastroso per quella Milizia che è
ancora necessaria. Nel giugno scorso, lo sciopero che si tentava a
Roma — e i muratori avevano abbandonato i cantieri — gelò
non appena sfilò per il corso la legione «Francesco
Ferrucci» di Firenze. Tutti capirono che non c'era da
scherzare.
D'altra parte, questo processo di
assestamento di cui vi ho descritto sinteticamente le fasi
successive, sarebbe stato molto più rapido e profondo, se non
fosse stato vessato dalle difficoltà intrinseche del compito,
perché è sempre difficile immettere nella vecchia
costituzione delle forze nuove; in secondo luogo dal fatto che non
dovevo solo occuparmi di questo problema, ma avevo moltissimi altri
problemi che urgevano il mio spirito; ed anche, in terzo luogo, dalla
campagna sistematica denigratoria delle opposizioni, dalle quali non
sono venute se non parole di scherno, di ironia, di spregio.
Quale è stata la risposta
al mio discorso della Camera? Si è cominciato con
sofisticazioni indegne sul numero dei morti, si è continuato
insultando la Camera, chiamandola pseudo-Camera; poi c'è stata
la riunione di Milano. Si dice che la riunione di Milano è
stata innocua. Certo ci sono giornali che prudentemente hanno
ignorato alcuni episodi; ma la verità è tal cosa che
esce alla luminosa luce del giorno tutte le volte che è
necessario. E qui c'è un giornale che chiaramente dice che
tutta l'assemblea di Milano fu pervasa da un profondo e spontaneo
spirito repubblicano.
(segue...)
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