(segue) La politica interna al Senato
(5 dicembre 1924)
[Inizio scritto]
Bisogna che insista su ciò,
perché tra i comunisti italiani che stanno a Parigi inquadrati
e quelli che agiscono in Italia, ci sono dei rapporti quotidiani.
Quanti erano i comunisti che sfilarono militarmente? Secondo
l'Humanité, centomila; ma cinquantamila erano certamente, e
dicevano nei loro cartelli: «Abbasso il Governo borghese!»
— Viva il Governo degli operai e dei contadini!» —
«Alle legioni fasciste opporremo le centurie operaie!» —
«Alla guerra imperialista della borghesia opponiamo la guerra
civile per la liberazione del proletariato!». E il giorno dopo
Cachin, sulla Humanité, così commentava la cerimonia:
«Giornata veramente di essenza rivoluzionaria questa, in cui il
comunismo è stato visto acclamare da centinaia di migliaia di
persone». Ed un altro deputato comunista scrive: «Eravamo
centomila in marcia, che sfilammo nel sobborgo aristocratico di
Saint-Germain. I borghesi atterriti, pallidi, chiudevano le finestre;
il popolo era padrone della strada e cantava».
Essi non avevano armi, è
vero, ma le parole d'ordine scritte sugli emblemi erano recise,
taglienti come mannaie. E in Italia, come può il sen.
Lusignoli essere così ottimista e fare la concorrenza a
Pangloss? Ieri si sono svolte le elezioni alla Camera del Lavoro di
Roma e la vittoria ha arriso agli anarchici comunisti; si è
tenuto a Milano il 7° Congresso nazionale dei lavoranti in legno
e le direttive comuniste sono state approvate dal 93 per cento degli
organizzati.
Ma perché la successione,
sia pure dopo un processo di transazione, dovrebbe passare a costoro?
Per una ragione molto semplice: essi hanno un programma assurdo,
pericoloso, che voi potete definire con qualsiasi aggettivo; ma è
un programma semplice, è seducente. «Tutto il governo
agli operai e ai contadini». Ora, nelle grandi crisi storiche —
e la storia è in questo maestra — i popoli vanno verso i
programmi chiari, vanno verso le bandiere ben tinte. Si possono
formare delle soluzioni intermedie; ma vi è una forza che
spinge agli estremi. Ora, sarebbe molto pericoloso per l'avvenire
della nazione italiana credere che tutto procederà con
facilità. No. Anche ammesso, per ipotesi dannatissima, che il
Fascismo crollasse, i successori non sarebbero nessuno di questi tre
gruppi: né i liberali, né i popolari, e nemmeno i
socialisti unitari. Questi ultimi potrebbero preparare il terreno,
spalancare la porta ai successori di domani, cioè ai
comunisti. Ma, o signori, non temete. I comunisti italiani sanno
bene, fin dal febbraio dell'anno scorso, che con questo Governo non
si scherza, e se domani ci fosse un altro Governo più comodo,
più tranquillo e più liberale, io credo che questa
vecchia e giovane razza italiana esprimerebbe un nuovo Fascismo. Si
troverebbero ancora giovinetti che avrebbero l'ardimento sublime di
farsi uccidere per essere fedeli alla legge e alla tradizione della
Patria.
(segue...)
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