(segue) La politica interna al Senato
(5 dicembre 1924)
[Inizio scritto]

      Del resto, quando mi è stato segnalato qualcuno che non era a posto, io sono intervenuto nelle ventiquattro ore. Ma debbo dire un'altra cosa: che molti di costoro, anche col petto decorato di medaglie, sono caduti nell'agguato ingenuamente; perché vi sono degli individui che hanno bisogno di fare una bella vetrina per i loro oscuri interessi. Ma anche i caduti, quando sono avvertiti, obbediscono e si allontanano.
      Non crediate, non crediate che il Fascismo sia vicino al tramonto. Non lo crediate, perché sarebbe un errore colossale. I partiti di masse, credete voi che possano scomparire dalla circolazione così di colpo? Ma se noi, dopo aver martellato per degli anni interi dei partiti, li troviamo ancora vivi! Possono esservi eclissi, decadenze; ma un partito che ha parlato così profondamente alla gioventù italiana, che raccoglie 50 medaglie d'oro sulle 62 viventi, che ha nel suo seno il sessanta per cento dei combattenti, che è animato dalla profonda passione che (rivolto all'on. Albertini) riconoscevate quando i fascisti guidavano le vetture tranviarie e le locomotive, voi credete che tutto ciò passi come può passare la nebbia estiva alla viva luce del sole? Ebbene, voi siete in errore, e la storia si incaricherà di dimostrarvelo.
      Ho fatto in questi mesi una vasta esperienza umana. Vi sono degli animali sensibili, che hanno sempre le antenne fuori. Quelli meglio perderli che trovarli! Poi vi sono coloro che, avendo qualche conto da rendere alla giustizia, passano all'opposizione credendo di costituirsi un alibi. Vi sono poi coloro che dopo avermi bruciato incensi che avrebbero stordito un grosso bue, passano di là perché credono che vi siano più rapide fortune da raccogliere. Ora, all'indomani del mio discorso del 28 gennaio nel salone del Concistoro a Palazzo Venezia, io ricevevo una lettera di questo genere. Si noti che in questo discorso io avevo ignorato tutti i partiti e detto che avrei trattato con gli uomini. Mi si diceva in questa lettera:

(segue...)