Al popolo di Perugia
(5 ottobre 1926)
Nello stesso
giorno 5 ottobre 1926, il Duce, dopo aver parlato per oltre un'ora di
«Roma antica sul mare» agli uditori dell'Università
per Stranieri di Perugia, uscì dalla Sala dei Priori per lo
scalone della Vaccara, e quivi, dalla loggia, rivolse al popolo di
Perugia, adunato nella Piazza IV Novembre, le seguenti parole:
Camicie Nere!
Mi piace, dopo avere per un'ora
evocato le grandi ombre del passato, mi piace di immergermi ancora
una volta nella vostra potente, ardente e viva umanità.
È la seconda volta che io
ho la grande ventura di parlare in questa piazza magnifica che è
il cuore della vostra superba e laboriosa regione, e guardando nei
vostri occhi e leggendo dentro le vostre anime io sento che il tempo
non vi ha minimamente cambiati (voci: «No! No!») sibbene
rafforzati. (Acclamazioni).
Il Fascismo è tal cosa che
quando si è impadronito di un'anima non la lascia più.
Dopo quattro anni, durante i quali il regime ha compiuto un'opera
gigantesca in tutti i campi, noi, a cominciare da colui che vi parla,
siamo ancora tutti sulla breccia soldati fedeli alla consegna, militi
di tutte le battaglie. Nulla da fare contro di me, nulla da fare
contro di noi! (Delirante ovazione).
Né le piccole subdole
vociferazioni anonime degli impotenti, degli spodestati, né le
insidie dirette o indirette degli avversari irriducibili, né
il dramma tentato o riuscito, niente, nessuna forza al mondo potrà
farmi deflettere dal mio cammino. (Ovazioni).
Non solo; ma io voglio dirvi cosa
che scenderà grata ai vostri spiriti inquieti. La lotta io la
cerco. (Risa. Applausi). Gli ostacoli io non li evito. Le
opposizioni, invece di piegarmi, mi rendono ancora più duro,
più tenace, più intransigente. (Acclamazioni). E non vi
dico questo per esibirmi in una veste di estetismo che ripugna
profondamente al mio spirito. Vi dico questo perché
profondamente lo sento. Io ho un dovere da compiere, ho una consegna
da rispettare. Ho preso l'impegno e la consegna di dare la grandezza
materiale e morale al popolo italiano. (Applausi). Questa consegna,
questo supremo dovere non mi è stato dato da piccole assemblee
legiferanti o da circoli politici più o meno clandestini. Mi è
stato dato, ed il retaggio è sacro, da tutti i fascisti caduti
durante gli anni delle nostre battaglie (Applausi) e sento che questa
consegna mi è stata data da quasi o da tutto il popolo
italiano.
(segue...)
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