(segue) Al popolo di Perugia
(5 ottobre 1926)
[Inizio scritto]
(La folla prorompe in un solo
grido: «Sì»).
Dal popolo italiano il quale
finalmente è uscito dal suo grado di minorità civile in
cui fu lungamente tenuto da governi inetti ed imbelli (Voci:
«Bene!»), ed oggi guarda tranquillamente negli occhi agli
altri popoli, perché sente che in Italia in questo scorcio del
secolo ventesimo si compie una esperienza che è di un enorme
interesse, sia pure storico, sia pure politico, per tutti gli Stati e
per tutti i popoli. (Acclamazioni vivissime).
Forse noi siamo i portatori di un
nuovo sistema politico; siamo i portatori di un nuovo tipo di civiltà
(Acclamazioni) e questo tipo di civiltà parte da presupposti
lapidari infrangibili e fondamentali in tutte le società
umane. Le società umane non si sviluppano né
progrediscono e non grandeggiano se non c'è il disinteresse in
chi comanda. (Ovazioni). Siamo l'unico popolo che ancora ha il
coraggio di esaltare le vittorie duramente conseguite, che non
intende di sciupare quell'incomparabile patrimonio morale
tramandatoci dai Caduti della guerra, che vi sente un aculeo, uno
stimolo, un potente coefficiente per la sua grandezza. Questo è
il Fascismo, mentre si avvia a celebrare il quarto anniversario della
Marcia su Roma, mentre si avvia ad entrare nel quinto anno del regime
e non fu mai più forte, più compatto, più
solidale di oggi! (Grida: «È vero!»).
Anzi affermo che tutte le forze
del Fascismo vanno perfezionandosi, armonizzandosi, diventano più
complesse, ma più formidabili.
Oggi si può dire che tutto
il popolo italiano marcia all'ombra dei nostri gagliardetti, dai
balilla nei quali noi vediamo le grandi speranze del domani, l'aurora
che si affaccia all'orizzonte del mondo, agli avanguardisti, anello
di congiunzione tra l'infanzia e la giovinezza, ai militi che sono la
grande riserva delle energie guerriere della nazione, agli inscritti
ai sindacati che ripudiano nettamente tutte le forze distruttive,
tutti gli elementi del disordine sociale, a tutti coloro che occupano
posti nelle gerarchie dello Stato, dei comuni e delle pubbliche
amministrazioni. È una forza grandissima che non può
essere tacciata di tirannia, perché non esiste tirannia dove
un milione di iscritti si raccoglie in un solo partito, tre milioni
nelle altre organizzazioni e venti milioni di cittadini sono
controllati dallo Stato e si riconoscono garantiti e protetti dallo
Stato. Se mai vi fu nella storia un regime di democrazia, cioè
uno Stato di popolo, è il nostro. (La folla prorompe in una
prolungata ovazione).
(segue...)
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