Ai veliti del grano
(14 ottobre 1928)
Il 14 ottobre
1928, in Roma, svolgendosi nel teatro Argentina la cerimonia annuale
della premiazione degli agricoltori vincitori della Battaglia del
grano, il Duce pronunciò il seguente discorso:
Camerati agricoltori! Signori!
E' questa la terza volta che si
svolge in Roma la cerimonia della premiazione ai bravi rurali che,
combattendo nelle prime linee, si sono meritati il nome di «veliti»
dell'agricoltura italiana. Cerimonia la cui significazione morale non
ha bisogno di essere illustrata; cerimonia che ha, tra l'altro,
l'obbiettivo di concentrare l'attenzione di tutta la Nazione sui
problemi fondamentali dell'agricoltura e permettere a me di tracciare
il consuntivo dell'annata.
Come siamo andati nell'anno
agricolo 1928? Tutto sommato, discretamente. Gli inizi furono
oltremodo promettenti. C'è stato un raccolto di bozzoli
soddisfacente anche dal punto di vista dei prezzi; una prima
fienagione abbondantissima, ma poi le piogge eccessive di aprile e di
maggio, danneggiarono i frumenti in talune plaghe. Tuttavia se la
«stretta», dovuta ai venti della prima decade di giugno,
venti che i poeti chiamano favoni, e noi prosaicamente sciroccali,
non avesse danneggiato i frumenti prossimi alla maturazione, il
raccolto del grano avrebbe probabilmente toccato quel totale di 70
milioni di quintali che fu annunziato un po' troppo in anticipo dagli
ottimisti. Le definitive risultanze lo riducono a 62.214.800
quintali.
È quindi di 10 milioni di
quintali esattamente superiore al raccolto del 1927. Date le
contingenze avverse o non compiutamente favorevoli, il raccolto è
buono. Anche i prezzi non sono precipitati all'atto del raccolto. C'è
stata una provvida resistenza alle svendite immediate, resistenza che
bisognerà sempre meglio organizzare.
(segue...)
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