(segue) Ai veliti del grano
(14 ottobre 1928)
[Inizio scritto]

      Il raccolto delle bietole è stato mediocre, come quello della canapa. Riso, uva, ulivi e agrumi bene, anche come prezzi. Raccolti minori, male. Granturco, specie nel Veneto, distrutto dalla siccità.
      Ecco, in sintesi, l'annata agricola 1928 che si chiude in attivo, pur non essendo l'attivo sperato e meritato. Il danno maggiore è stato provocato dalla siccità, che ha imperversato in tutto il bacino mediterraneo, dal maggio al settembre. Per tre lunghi mesi consecutivi non una goccia di acqua è caduta sulla terra italiana. Ciò risulta dal mio diario meteorologico che curo con diligenza particolare. Si comprende ora perfettamente il fervore irrigatorio da cui sono animati gli agricoltori italiani, fervore che darà ottimi risultati, poiché laghi, fiumi e sorgenti sotterranee non mancano in Italia.
      Come già dissi, l'acqua c'è, bisogna soltanto trovarla e condurla sposa col sole. Le cause della prolungata siccità, non mai interrotta da precipitazioni atmosferiche (salvo alcuni rovinosi cicloni), sono da ricercarsi nella penosa e totale calvizie della nostra catena appenninica. Mancano le grandi foreste dalle quali si sprigionano le correnti che coagulano, congestionano il vapore acqueo sospeso negli alti strati dell'atmosfera e lo fanno precipitare sotto forma di pioggia. Nell'attesa che gli alberi piantati a centinaia di milioni compiano (fra le molte altre) anche questa funzione fondamentale di equilibrio atmosferico, e l'attesa sarà lunga e non inferiore a mezzo secolo, è necessario creare senza indugio impianti di irrigazioni. Ne sono avviati taluni, in Lombardia e nel Veneto, che riscatteranno amplissime plaghe e sono per la loro imponenza, degni dell'Italia fascista. È noto che il Governo fascista, non solo incoraggia, ma appoggia tangibilmente queste iniziative.
      Da quando io ho posto l'agricoltura al primo piano dell'economia nazionale, da quando ho dimostrato coi fatti che l'agricoltura doveva essere la preferita su tutte le altre forme della produzione, uno spirito nuovo, fatto di fiducia, di tenacia, di orgoglio ha sollevato i rurali da un capo all'altro d'Italia. Gli eserciti si perfezionano combattendo, così avviene dell'esercito rurale italiano, il quale, dopo questi anni di battaglia, si presenta migliorato nei suoi quadri, compattissimo nelle file e deciso a marciare. La bella sfida tra i rurali di Brescia e quelli di Cremona è la prova di un morale resistente a tutte le difficoltà e ansioso di superarle.

(segue...)