(segue) Ai veliti del grano
(14 ottobre 1928)
[Inizio scritto]
Finalmente, il mio elogio, il mio
plauso va alla massa dei grandi e modesti agricoltori, dei piccoli
proprietari, dei mezzadri, i quali tutti hanno risposto alla mia
parola d'ordine con unanimità che si può chiamare
«commovente», dato lo stato di lontananza e di
trascuranza in cui, per troppo lungo tempo, fu tenuta la gente dei
campi. Nei villaggi, nelle fattorie, nei casolari, questa parola
d'ordine è penetrata come un comandamento, e la massa innumere
delle fanterie rurali si muove innanzi solenne verso le ulteriori
conquiste. Di questa massa una piccola avanguardia di 50.000 uomini
si raccoglierà a Roma nel X Annuale della Vittoria, che fu
conquistata sopra tutto col sangue dei contadini.
Spero che la radio mi abbia
concesso la grande gioia di far giungere la mia voce e il mio
fraterno saluto agli agricoltori che, in molte località
d'Italia si sono riuniti per ascoltarmi. Il mio saluto va anche ai
rurali che, in Tripolitania, in Cirenaica ed in Somalia sono intenti
all'opera dei pionieri che dissodano la steppa e riconducono la vita
e la fertilità dove per secoli fu l'aridità e la morte.
Questi camerati meritano una speciale menzione, perché la loro
fatica si svolge in condizioni più aspre e sotto un clima più
avverso. Tutti gli agricoltori e in Italia e nelle Colonie sanno come
i loro interessi mi stiano profondamente a cuore; essi non ignorano
che io sono specialmente pensoso del loro destino. Aumentare fino al
possibile la fecondità della terra italiana, elevare la sorte
dei milioni e milioni di rurali che lavorano con dura e sacra
tenacia, ecco uno dei fini fondamentali del Regime fascista al quale
non mancheremo.
Ed ora, o camerati, la parola
d'ordine per il quarto anno della battaglia del grano è la
seguente: diligente preparazione del terreno; sementi elette; semina
a righe dovunque sia possibile; concimazioni naturali e chimiche
secondo le indicazioni dei tecnici. Un altro quintale in più
di media per ettaro, e saremo alla vigilia della vittoria. Un altro
quintale ancora e avremo raggiunto ciò che sembrava sino a
ieri un sogno, o un prodigio: la terra italiana che dà il pane
per tutti gli Italiani!
(segue...)
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