(segue) Discorsi di Milano
(24, 26 maggio 1930)
[Inizio scritto]

      L'intervento prepara il Fascismo. L'intervento annuncia la Marcia su Roma. Oggi il popolo italiano è perfettamente padrone dei suoi destini. Voi lo avete visto oggi, il popolo armato in tutte le sue classi, dagli operai agli studenti. Popolo armato, cioè popolo pronto a difendere i suoi diritti sotto i simboli del Littorio. Noi siamo sicuri del nostro futuro, perché a questo scopo affiniamo tutte le energie, organizziamo tutte le forze, perché non ci faremo mai sorprendere dagli avvenimenti. Chi può dubitare ancora dell'idealismo e dello spirito fascista del popolo italiano, quando esso ci offre lo spettacolo della Milizia Volontaria, quando domani ci darà dei battaglioni che prenderanno l'impegno di servire per dieci anni la causa della Rivoluzione e la causa della Patria?
      Ebbene, questo nostro Regime, che è un Regime di popolo, suscita non soltanto l'ammirazione, ma l'invidia e, oggi, anche qualche timore.
      Siamo usciti da Versaglia con una Vittoria mutilata. Ma la Vittoria è ancora nel nostro pugno. Fu mutilata nei protocolli diplomatici, ma non è mutilata nelle nostre braccia e nei nostri cuori.
      Camicie Nere milanesi!
      A dimostrarvi che noi siamo sicuri di quello che è il nostro immediato e lontano futuro, io vi do appuntamento formale in questa stessa piazza per il 28 ottobre del 1932, perché Milano, che ha visto sorgere il Fascio primogenito, deve anche celebrare solennemente l'inizio del secondo decennio della Rivoluzione fascista, che è destinata, poiché noi lo vogliamo, a fare sempre più grande il popolo italiano. Ci sarete voi? («Sì!», risponde la moltitudine).
      Con lo stesso entusiasmo e con la stessa fede? (Dalla folla entusiasta prorompe un altro «Sì!»).
      Alzate i gagliardetti, alzate i vostri moschetti, simboli e strumenti della nostra invincibile fede!

(segue...)