Per l'Istituto Internazionale d'Agricoltura
(14 ottobre 1930)


      Il 14 ottobre, in Campidoglio, alla presenza ci S. M. il Re d'Italia, venne celebrato il XXV anniversario dell'Istituto Internazionale di agricoltura. In questa occasione il Duce pronunziò il seguente discorso:

      Sire! Eccellenze! Signori!
      E' impossibile celebrare il giubileo dell'Istituto Internazionale di Agricoltura senza rievocarne le illustri origini, alle quali, come alle sorti presenti e avvenire della grande istituzione, è congiunto il nome augusto di S. M. Vittorio Emanuele III. Nel 1905 l'idea di una Società di Stati per la comune tutela di interessi economici rifulse per la prima volta con precisione di linee. «Rendere meno costoso il commercio internazionale delle derrate, conseguire una più conveniente determinazione dei prezzi», furono gli scopi prefissi all'azione di tale società in quello storico documento che è la lettera-manifesto, dettata da Vittorio Emanuele III per preparare la conferenza internazionale da cui doveva aver vita l'Istituto.
      Due anni dopo, tra la fondazione e gli esordi dell'Istituto Internazionale di Agricoltura, quando una lunga crisi, simile per molti versi all'odierna, turbava gran parte del mondo, quel singolare ingegno che fu Davide Lubin scriveva così a un giornalista: «L'attività umana si è dedicata per centinaia di anni e con migliaia di cervelli a perfezionare il meccanismo degli orologi, ma pare non abbia avuto tempo di dedicarsi ad una materia di gran lunga più importante: l'equità nello scambio». «L'equità nello scambio» a vantaggio dell'agricoltura depressa, a vantaggio delle moltitudini rurali, non solo — notiamolo bene — come produttrici dei beni del suolo, ma come consumatrici dei prodotti delle fabbriche, fu il termine fisso dell'ideologia e dell'opera di David Lubin, ed è stato il germe fecondo, l'idea-cardine dell'Istituto Internazionale d'Agricoltura.

(segue...)