(segue) La politica economica del Regime
(18 dicembre 1930)
[Inizio scritto]
Ma, intanto, ritorniamo al
bilancio, cioè ai 900 milioni di deficit. Che fare? Mettere
nuove tasse? No, non è possibile. Inasprire le attuali?
Nemmeno. La pressione fiscale in Italia è notevole, è
fortissima. Non si può appesantire ulteriormente. A questo
proposito, però non dovete credere che i Governi siano
tassatori per capriccio, che i Ministri delle Finanze abbiano una
specie di piacere sadico a mettere delle tasse. No, tutti i Governi
sarebbero felici, e sono felici, infatti, quando possono diminuire le
tasse e le imposte.
Che là pressione fiscale in
Italia sia forte è dimostrato da questi dati. Nel 1913-1914 le
imposte dirette davano circa 560 milioni di lire oro. Le stesse
imposte ragguagliate, davano nel 1929-1930 cinque miliardi e 192
milioni. Le tasse sugli affari davano nel 1913-1914 338 milioni; nel
1929-1930 tre miliardi e 168 milioni; le dogane davano 625 milioni;
oggi danno più di cinque miliardi. I Monopoli davano 335
milioni nel 1913-1914, mentre nel 1929-1930 erano 2939 milioni. Il
lotto dava nel 1913-1914 107 milioni, e nel 1929-1930 554 milioni. Il
totale delle entrate principali era di un miliardo e 965 milioni
allora, ed è di 17 miliardi e 174 milioni oggi. Aggiungendovi
le entrate minori, si arriva alla cifra di due miliardi e 265 milioni
nel 1913 e 19 miliardi 838 milioni nel 1929-1930. Un aumento quindi,
che corrisponde ad otto volte e mezzo circa. Tuttavia, bisogna tenere
conto che nel 1913-1914 l'Italia contava 35-36 milioni di abitanti ed
oggi ne conta circa 43 milioni. Né bisogna stupirsi che ci sia
stato questo aumento di bilancio, perché il fenomeno non è
nostro soltanto.
Trovo sulla rivista del deputato
Marin, che sarebbe come il presidente della Federazione repubblicana,
un articolo intitolato La situation budgetaire dove si dice che nel
1927 il bilancio dello Stato francese era di 59 miliardi e 551
milioni; si aveva, invece, nel 1928 un aumento fino a 45 miliardi e
nel 1930-1931 un aumento fino a 50 miliardi.
(segue...)
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