(segue) La politica economica del Regime
(18 dicembre 1930)
[Inizio scritto]

      Senza pensare che per questa misura vera e propria del monopolio del commercio occorre tutta una organizzazione che non s'improvvisa da un giorno all'altro, e non si possono prendere provvedimenti a spizzico. Ne abbiamo fatto una esperienza negativa in tempo di guerra, ma allora si spiegava; oggi non è il caso di ripeterla.
      Allora per rialzare le sorti dell'Agricoltura, alla quale è legata anche la sorte dell'industria italiana, non vi era che un mezzo, quello di comprimere i costi di produzione. In fondo, la situazione fino ad un mese fa era la seguente; avevamo una moneta stabilizzata e deflazionata, ed una economia in gran parte inflazionata nelle forme e anche nello spirito degli uomini. Eravamo sfasati, per usare un termine di elettrotecnica. E, ad un certo punto, o bisognava allungare il metro oppure ridurre gli altri elementi della misura. Allungare il metro non si può! Nessuno vi ha mai pensato. Dopo tre anni sarebbe una follia, ci metterebbe in un disordine indescrivibile.
      D'altra parte, o Signori, quando si parla di una rivalutazione della lira, che cosa s'intende dire? Ma non è un lavoro comune: la lira non è mai stata rivalutata. La lira il giorno 21 dicembre 1927 è stata irreparabilmente, definitivamente, legislativamente svalutata dei tre quarti del suo valore, perché la lira, o Signori, prima della guerra valeva cento centesimi oro, qualche volta faceva premio sulle altre monete. Oggi essa vale 26 centesimi. Ne ha perduti 74. È una grande mutilata la lira italiana! Meriterebbe la tessera ad honorem dell'Associazione apposita. Non le è rimasto che il cuore, che instancabilmente batte. Ma, naturalmente, non mancavano in Italia i fanatici, gli illusi, gli ignoranti, i criminali, i quali volevano, desideravano, pretendevano che la lira andasse a zero, che ottantasei miliardi di risparmio investiti nei debiti pubblici si volatizzassero, che la lira precipitasse verso l'abisso con la velocità fantastica del marco, che perdeva 682.000 unità al minuto secondo, quando occorreva un miliardo per comprare un francobollo e quattro miliardi e 200 milioni per comperare un soldo. Questo era l'abisso che io ho evitato col discorso di Pesaro.

(segue...)