(segue) La politica economica del Regime
(18 dicembre 1930)
[Inizio scritto]
C'è il ribasso dei prezzi
all'ingrosso che accenna a diminuire e finalmente la minore quantità
di circolante in giro. Sommate tutte queste condizioni e voi
troverete che la mia profezia non è assolutamente azzardata
sulla quota alla quale li abbiamo portati.
Qualcuno di voi mi dirà, a
questo punto: «Ebbene, tutto ciò a che cosa conduce?»
E qui viene fuori il luogo comune che, alzandosi tutti in punta di
piedi, non cambiano le diversità delle singole stature.
Ebbene, tutto ciò conduce ad una cosa importantissima, o
signori. Conduce a questo: che oggi, dopo aver stabilizzato la lira,
si addiviene alla stabilizzazione economica che tutto si aggirerà
definitivamente intorno al livello della moneta. Non ci saranno più
i grandi scarti, non ci saranno più i grandi guadagni, i
grandi stipendi; si lavorerà sui margini che saranno ampliati
negli anni di fortuna, saranno ristretti negli anni grami.
Signori senatori, vi è una
notizia odierna che merita un istante della vostra attenzione. La
Germania ha rimesso in circolazione il centesimo che avevamo ignorato
da quando gli uomini avevano preso a misura di grandezza perlomeno il
miliardo. È quindi un'opera di risanamento morale che va di
conserva con quest'opera di risanamento economico.
Ora vengo ad esaminare la crisi
economica nei suoi aspetti internazionali. Comincio dall'Italia. I
dati che vi leggo sono attendibili. Di essi è responsabile
l'onorevole Jung che è il presidente dell'Istituto
Internazionale delle Esportazioni. Ecco le variazioni percentuali del
1930 rispetto al 1929 nei maggiori paesi d'Europa: Italia 18,7 per
cento in meno, Francia 12,7 per cento in meno, Belgio 15,6 in meno,
Germania 9,5 in meno. Stati Uniti 22,5 in meno, Svizzera 14,9,
Cecoslovacchia 11,4, Olanda 12,3, Gran Bretagna 19,8 per cento in
meno. L'aspetto più saliente della crisi, quindi, è la
contrazione delle esportazioni e delle importazioni.
(segue...)
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