(segue) La politica economica del Regime
(18 dicembre 1930)
[Inizio scritto]

      Altra causa del disagio, taluni la ricercano nelle barriere doganali. Visto un po' dall'alto tutto il mondo appare un gigantesco Medio Evo, per lo meno dal punto di vista doganale. Taluni vi aggiungono le spese per gli armamenti. Paradosso di questa epoca è che più si parla di pace e più si prepara la guerra. Altro elemento l'insicurezza politica. Non vi è dubbio che i trattati di pace, così come sono venuti fuori negli anni passionali del 1919 e 1920, non rispondono più alle profonde esigenze della coscienza contemporanea. Alcuni accusano lo svilimento dell'argento, che era la moneta corrente di tutta l'Asia. Taluni altri aggiungono le rivolte dell'America latina, il caos indiano, il caos cinese. Mi ricordo che un giorno, un signore, entusiasta dei metodi economici degli Stati Uniti, mi disse: Pensate che la Cina ha 400 milioni di abitanti e che ci sarebbe posto per 20 milioni di automobili. Gli risposi: Perfetto. Però, prima di portare 20 milioni di automobili in Cina bisognerebbe creare 20 milioni di cinesi che si possano passare il lusso di avere un'automobile.
      Cinque milioni di automobili si fanno in sei od otto anni; ci vuole un secolo per modificare lo standard di venti milioni di cinesi!
      Altro elemento di disordine: la congestione dell'oro in due soli Stati: Stati Uniti e Francia. Non vi è dubbio che la congestione o indigestione, come l'anemia, può dare luogo a seri disturbi. Finalmente siamo alla ragione madre, cioè allo squilibrio che si è determinato tra la produzione ed il consumo. Qui ci avviciniamo a mio avviso alla verità attuale. La parola d'ordine degli americani era questa: «Produzione in massa, consumo in massa». Questa formula era sbagliata: lo riconoscono essi stessi. Sbagliata, perché la produzione è fatta dalle macchine; il consumo è fatto dagli uomini. La formula era logica, da un punto di vista meramente meccanico, ma è bastato un piccolo intoppo per farla crollare.

(segue...)