(segue) La politica economica del Regime
(18 dicembre 1930)
[Inizio scritto]

      Né a rendere difficile la nostra ripresa varranno le manovre deplorevoli alle quali assistiamo e che io qualifico ancora atti di vera e propria guerra contro l'Italia.
      Il procedimento è noto. Un oscuro giornale viennese, di secondo o quarto ordine, dà la notizia che un violento dissidio è scoppiato fra il Governo ed un grande istituto bancario italiano. Questa notizia ignorata a Vienna viene ripresa a Varsavia da dove viene proiettata a Parigi. La stampa a catena si impadronisce di un'autentica e triplice menzogna.
      Altra manovra disfattista. Il proposito attribuito al Governo di voler valutare la lira per ridurla al livello del franco. Qui c'è un fatto curioso. Con la lira a 82 e il franco a 125 abbiamo la bilancia commerciale piuttosto favorevole nei confronti della Francia. Finalmente vi è la voce dei prestiti, altrettanto falsa. Tutto ciò per rendere più difficile la nostra ripresa. Impresa stolta e vana. L'Italia, o signori, supererà questa crisi come ha superato le altre non meno gravi ed in tempi più difficili e con uomini di diversa natura.
      Il nostro popolo è saldamente disciplinato. Dopo una crisi gravissima come quella che seguì la battaglia di Custoza, dopo una crisi non meno grave come quella che attraversò l'Italia dal '94 al '900, dopo un'altra crisi seria e cioè quella che seguì il 1917, dopo la crisi economica, politica, spirituale non meno grave che si ebbe nel 1919-1920, il Popolo italiano s'è sempre rialzato, onorevoli senatori, per le virtù profonde, per le virtù di questo vecchio e sempre giovane popolo italiano. Onde è che nel mio spirito fiammeggia una certezza come un raggio di sole nel pieno meriggio di una giornata estiva. Il popolo italiano, se rimane fedele a queste sue virtù, se rimane laborioso, probo, fecondo, è signore del suo avvenire, è arbitro del suo destino.

(segue...)