(segue) Discorso del XIII gennaio per lo Stato corporativo
(12 gennaio 1934)
[Inizio scritto]
Questo comunismo, così come
ci appare in talune sue manifestazioni di esasperato americanismo
(gli estremi si toccano) non è che una forma di socialismo di
Stato, non è che la burocratizzazione dell'economia. Io credo
che nessuno di voi vuole burocratizzare, cioè congelare,
quella che è la realtà della vita economica della
Nazione, realtà complicata, mutevole, legata a quello che
succede nel mondo (approvazioni) e soprattutto tale che quando induca
a commettere degli errori, tali errori hanno conseguenze
imprevedibili. (Applausi).
L'esperienza americana va seguita
con molta attenzione. Anche negli Stati Uniti l'intervento dello
Stato nelle faccende dell'economia è diretto; qualche volta
assume forme perentorie. Questi codici non sono che dei contratti
collettivi, che il Presidente costringe gli uni e gli altri a subire.
Prima di dare un giudizio su
questo esperimento bisogna attendere. Vorrei soltanto anticipare la
mia opinione, ed è questa, che le manovre monetarie non
possono condurre ad un rialzo effettivo e duraturo dei prezzi.
(Applausi).
Se noi vogliamo illudere il genere
umano, si può ricorrere a quella che una volta si chiamava la
tosatura della moneta. Ma la opinione di tutti quelli che non
ubbidiscono ad un empirismo di ordine economico e sociale è
nettissima. L'inflazione è la via che conduce alla catastrofe.
(Vivissimi applausi).
Ma chi può pensare
effettivamente che la moltiplicazione dei segni monetari aumenti la
ricchezza di un popolo? Qualcuno ha già fatto il paragone:
sarebbe lo stesso che riproducendo un milione di volte la stessa
negativa dello stesso individuo si ritenesse che la popolazione è
aumentata di un milione di uomini. (Approvazioni).
Ma non ci sono dunque le
esperienze? Dagli «assegnati» di Francia al marco del
dopoguerra germanico?
(segue...)
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