L'ulivo e le baionette
(24 ottobre 1936)
Dalle Marche il
Duce si recò a Bologna ove, nello stesso giorno di sabato 24
ottobre 1936-XIV — da un podio collocato davanti al Palazzo
d'Accursio — rivolse al Popolo di Bologna, un altro dei suoi
discorsi fondamentali, diretti alla Nazione e al mondo.
In questo
discorso si pongono, anzi tutto, alcune basi essenziali, che potranno
servire di guida ai futuri storici del Fascismo; si stabiliscono cioè
le divisioni fondamentali della Storia fascista nel decennio che
intercorre fra il 1926-IV e il 1936-XIV. Le fasi sono tre: 1926-1929,
periodo della Conciliazione; 1929-1934 periodo della costruzione
corporativa; 1934-1936, periodo della conquista dell'Impero. Il Duce
— in questo discorso, di precisa e ferrea organicità —
pone in rapporto fra loro e in evidenza alcuni punti essenziali
dell'azione fascista. A proposito della Conciliazione rileva l'alto
valore della fine del dissidio fra Stato e Chiesa, «che pesava
da sessantanni sulla coscienza della Nazione». Poi, trattando
della costruzione dello Stato Corporativo mostra come da essa derivi
— in stretto rapporto da causa ad effetto — quella
esigenza che ha condotto a cercare spazio per il lavoro del popolo —
e quindi a conquistare l'Impero.
Ma l'Impero ha
una missione di civiltà; il lavoro ha bisogno di pace: ed ecco
sorgere la dichiarazione della volontà di pace, il grande ramo
d'ulivo innalzato fra l'anno XIV e l'anno XV. Ma la pace non può
essere inerme: la volontà di pace ha valore in quanto il ramo
d'ulivo è difeso da otto milioni di baionette.
Questa
conclusione ha un alto valore nel momento storico in cui è
pronunciato questo discorso — mentre la propaganda comunista
pone continui germi di discordia nell'ambito delle singole Nazioni, e
fra le Nazioni; mentre la politica europea presenta nuove incognite,
non prive dì pericoli di guerra. Il Discorso di Bologna
costituisce pertanto un monito severo, e si chiude con un'alata
affermazione di supremazia spirituale — «è lo
spirito che doma e piega la materia» — che contrasta
nettamente con il violento e spesso spietato materialismo dei
sovvertitori comunisti. L'eco di questo discorso è stata
vastissima in tutto il mondo e l'entusiasmo del Popolo di Bologna e
di tutta la Nazione è stato intenso e travolgente.
(segue...)
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