(segue) L'ulivo e le baionette
(24 ottobre 1936)
[Inizio scritto]
Camicie Nere della X Legio!
Camicie Nere della mia terra!
Sono passati dieci anni dal
nostro ultimo incontro (la folla grida: «Troppi, troppi
anni!»). In questo momento i nostri cuori battono un poco più
forte ed i nostri occhi si scrutano. C'è forse qualche cosa di
cambiato fra noi? (la folla risponde con un urlo formidabile: «No!).
No, non c'è nulla di cambiato!
Io ritrovo qui in questa piazza
la stessa ardente fede, lo stesso vibrante entusiasmo, lo stesso
spirito della X Legio, quella che fu prediletta da Giulio Cesare il
fondatore del primo Impero di Roma. (Acclamazioni).
Sono passati dieci anni, ma noi
possiamo guardare indietro con tranquilla coscienza e con legittimo
orgoglio. Abbiamo lavorato, abbiamo risolto dei grandiosi problemi,
siamo andati verso il popolo. Se io ritraccio questo periodo di
tempo, lo suddivido in tre periodi: il primo che va dal '26 al '29 e
che si può chiamare il periodo della Conciliazione: grandioso
evento quello dell'11 febbraio 1929 che suggellava la pace tra Chiesa
e Stato. Era un problema che pesava da sessant'anni sulla coscienza
della Nazione. Il Fascismo lo ha risolto.
Tutti quelli che lanciavano dei
presagi oscuri sull'avvenire sono rimasti mortificati e umiliati.
È di una importanza
eccezionale nella vita di un popolo che Stato e Chiesa siano
riconciliati nella coscienza dell'individuo e nella coscienza
collettiva dell'intera Nazione.
Dal '29 al '34 è il
periodo di costruzione dello Stato corporativo. Per noi fascisti il
popolo non è una astrazione della politica ma è una
realtà viva e concreta. Io soffro dei dolori del popolo. Il
nostro amore per il popolo, amore armato e severo, è tutto
vibrante di una profonda e consapevole umanità. Durante questo
periodo la Libia intera viene conquistata e pacificata e il tricolore
è issato su Cufra, a mille chilometri dal mare.
(segue...)
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