(segue) Lettera al Presidente delle Casse di risparmio, per la casa rurale
(11 febbraio 1937)
[Inizio scritto]

      «Il presidente, devotissimo ed obbligatissimo,
      Giuseppe de Capitani d'Arzago.»

      L'11 febbraio 1937-XV, il Duce così risponde:

      Caro De Capitani,
      Lo sforzo che le Casse di risparmio italiane da te saggiamente presiedute, si accingono a compiere per realizzare l'obiettivo della casa rurale sana, robusta e capace, è da lodare altamente e da segnalare all'attenzione della Nazione. Fu nel mio discorso alla seconda Assemblea quinquennale del Regime che io posi il problema. Da allora qualche cosa si è fatto per iniziativa dei singoli, specialmente da quando prezzi più equi compensano finalmente, dopo sei anni, le dure fatiche degli agricoltori, ma da ora in poi molto di più si potrà fare, con l'aiuto imponente delle Casse di risparmio e di altri istituti che sono pronti a fornire il loro contributo.
      Non bisogna dimenticare che il problema ha proporzioni eccezionali: le sole case dichiarate inabitabili sono circa 140.000 e oltre al denaro, occorrerà del tempo.
      Io parlai di decenni. Ma l'essenziale, nel Regime, è di fissare una meta e di marciare con volontà decisa sino al giorno in cui la meta non sia raggiunta.
      Nella tua lettera è ricordata l'importanza del problema, non solo ai fini agricoli, ma anche ai fini della conservazione e propagazione della razza.
      Ogni casa nuova che sorge nelle campagne ad ospitare — in ampie e solide stanze — una delle nostre prolifiche famiglie di contadini, rappresenta un elemento di garanzia per il futuro del popolo italiano.
      Le Casse di risparmio italiane assolvono perfettamente il loro compito di tutelatrici delle piccole e medie fortune economiche, quando rispondono — come sempre tempestivamente e generosamente — all'appello.

(segue...)