(segue) Alla III Assemblea delle Corporazioni
(15 maggio 1937)
[Inizio scritto]
Durante la Grande Guerra l'Italia
bastò al suo fabbisogno di manganese per 30.000 tonnellate;
nel 1934 eravamo discesi a 7000 circa. L'A.M.M.I. ha ripreso le
ricerche e mi annunzia nel consueto rapporto mensile che nell'isola
di San Pietro e nella costa occidentale sarda esiste un complesso
veramente notevole di minerale di manganese: sono stati impiantati
dieci cantieri di costruzione e un impianto capace di trattare 350
tonnellate al giorno, che arriveranno, in un secondo tempo, a
1000-1500, con che sarà colmata una notevole parte del
fabbisogno nazionale.
Molto difficili i lavori avviati
nelle alte valli novaresi, per la ricerca e l'estrazione del
nichelio: si sono dovute costruire strade, filovie e gallerie, il
tutto a quote superiori ai duemila metri. I risultati sono tali che
permettono la costruzione di un impianto pilota a Varallo Sesia, per
il trattamento del minerale.
Per quanto concerne il rame si
lavora nel bacino di «La Duchessa» in Sardegna, ma ogni
previsione sarebbe avventata.
Sono positive, viceversa, le
previsioni per quanto concerne lo stagno: le miniere di Montemannu in
Sardegna e soprattutto quelle di Monte Valerio in provincia di
Livorno, ci faranno raggiungere, tra poco, l'autonomia completa per i
fabbisogni di pace e di guerra.
I nostri giacimenti di bauxiti e
di leuciti sono illimitati. Si può quindi raggiungere il
fabbisogno nazionale per l'alluminio metallo e attivarne
l'esportazione.
La produzione dell'alluminio
metallo è passata da 14.000 tonnellate alle 20.000. Tendiamo
alle 40.000. Altrettanto dicasi per il piombo e lo zinco. Insieme con
quest'ultimo, il magnesio può diventare un metallo tipicamente
italiano. I giacimenti italiani di magnesio sono praticamente
inesauribili. Le nostre industrie chimiche marciano all'avanguardia e
non hanno più nulla da imparare dalle altre.
(segue...)
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