(segue) Alla III Assemblea delle Corporazioni
(15 maggio 1937)
[Inizio scritto]
L'impulso autarchico di Enrico IV,
fu continuato e perfezionato dal grande Colbert con le sue
«Manifatture di Stato». Un secolo dopo, nella sola
regione di Lione, si contavano 60.000 telai e lo sviluppo economico
della Francia aveva già raggiunto proporzioni considerevoli,
tanto che nell'89 alla borsa di Parigi, fondata nel 1724, si
quotavano 307 titoli per un valore di 30 miliardi.
Queste cifre dimostrano che la
nascente borghesia doveva eliminare le residue strutture feudali
della società. Ma il precedente dimostra anche che tutti i
grandi popoli, ivi compresi quelli che detengono colossali riserve di
materie prime, hanno sempre teso e tendono all'autarchia, la quale —
sia detto fra parentesi — non diminuisce affatto, come è
stato dimostrato, il volume degli scambi internazionali.
All'agricoltura italiana è
affidato il compito di darci quanto occorre al fabbisogno alimentare
della Nazione.
Notevoli progressi sono stati
fatti, ma vi sono dei settori, come quelli delle carni e dei grassi
dove molto resta ancora da fare.
Vi parlai l'anno scorso della
costituzione in grandi unità parastatali di talune
industrie-chiave e ve ne spiegai i motivi. Il tempo non è
passato invano. Nessuna monopolizzazione dell'economia da parte dello
Stato, e quindi nessuna funzionalizzazione della medesima da parte
dello Stato. Lo Stato interviene a norma della Carta del Lavoro, là
ove l'interesse pubblico è prevalente o è deficiente
l'iniziativa privata, la quale ha dei limiti che possono essere
superati soltanto dalla forza politica ed economica dello Stato.
Attraverso l'applicazione della
legge del 12 marzo XIV è stato sistemato e si va gradualmente
bonificando il settore del credito, il che eviterà qualsiasi
ingrata sorpresa per il domani e darà piena fiducia al
pubblico risparmio.
(segue...)
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