(segue) Alla III Assemblea delle Corporazioni
(15 maggio 1937)
[Inizio scritto]

      È solo in questo modo, con questa grande pacifica e costruttiva Rivoluzione che si supera la lotta di classe, come fenomeno appartenente ad età passate o all'età presente nei Paesi del liberalismo e della democrazia, dove si combatte il Fascismo — per un istinto opaco di conservazione — senza darsi la cura di studiarlo e di comprenderlo. (Applausi).
      Camerati!
      Quando l'anno scorso nell'anniversario dei Fasci vi parlai, eravamo entrati da poco nel quinto mese dell'assedio societario, organizzato a Ginevra contro l'Italia. In quei giorni, che sono così vicini e sembrano già così lontani, Badoglio mi comunicava il suo piano per la battaglia decisiva. Non c'era ancora la vittoria finale quantunque fosse nell'aria e nella certezza del comandante, dei soldati e del popolo. (Applausi).
      Eravamo soli contro tutti. Uno schieramento di Potenze quale mai non si vide accerchiava l'Italia. Ma laggiù, fra il Mar Rosso e l'Oceano Indiano, sull'altipiano che gli strateghi delle diverse redazioni europee ritenevano inespugnabile, le nuove generazioni del Littorio avanzavano e sgominavano ad un tempo il nemico africano, e la coalizione ginevrina, mentre gli strateghi pennivori della stampa gialla si nascondevano dalla vergogna. (Applausi vivissimi).
      Da allora ad oggi c'è un fatto nuovo, di una immensa portata nella storia dell'Italia e del mondo. Il fatto nuovo è l'Impero, non solo di portata politica, morale e militare, ma anche economica.
      Le risorse attuali e potenziali dell'Impero sono eccezionali.
      Non lo direi se non ne avessi le prove documentate. Alla lotta per l'autarchia l'Impero darà un contributo decisivo col suo cotone, caffè, carni, pelli, lane, legnami, minerali preziosi a cominciare dall'oro. (Applausi).

(segue...)