(segue) Storia e luoghi comuni
(4 giugno 1937)
[Inizio scritto]

      Non meno perentorio è il giudizio di Hindenburg:
      «La calamità del nostro alleato — dice Hindenburg — era una disgrazia anche per noi. L'avversario sapeva al pari di noi che l'Austria-Ungheria aveva con questo attacco gettato tutto il suo peso nella bilancia della guerra. Da questo momento la monarchia danubiana aveva cessato di essere un pericolo per l'Italia».
      Avete letto, onorevoli colleghi dell'Action Française, o vi sono completamente ignote — nell'egocentrismo frenetico che è una delle forme tipiche della decadenza intellettuale francese — le memorie di guerra di uomini che si chiamano Ludendorff e Hindenburg, ai quali si può aggiungere l'arciduca Giuseppe d'Ungheria? Volete ora conoscere l'opinione di un civile e, per giunta, inglese? Vi serviamo questo periodo di Trevelyan:
      «L'Italia era salva. Ma non sapevamo che l'Austria-Ungheria fosse con altrettanta certezza spacciata. La vittoria difensiva di Diaz nel giugno 1918 può essere aggiunta al lungo elenco delle battaglie mondiali decisive».
      Ci rifiutiamo di credere che la pretesa opinione tedesca, inventata e diffusa dai giornali francesi, voglia riferirsi a giornate grigie di insuccessi, che tutti — nessuno escluso! — gli eserciti impegnati nella guerra mondiale conobbero e al principio e alla fine della guerra. È evidente che gli scrittori dell'Action Française ignorano le Memorie di Ludendorff e i giudizi di Hindenburg; ma noi non ignoriamo quel che successe nell'esercito francese dopo la disfatta di Nivelle. Noi apriamo il libro di Paul Allard, Les dessous de la guerre, a pagina 170 e seguenti e vediamo che tra aprile e giugno del 1917, l'esercito francese corse pericolo di completamente liquefarsi attraverso lo sbandamento, la fuga e le rivolte che imperversarono in ben 75 reggimenti di fanteria, 23 battaglioni di alpini e 12 reggimenti di artiglieria.

(segue...)