(segue) Terza prefazione agli atti del Gran Consiglio
(10 luglio 1938)
[Inizio scritto]

      La politica dell'ultimo quinquennio, che il Gran Consiglio ha diretto, coincide con un fatto di carattere interno, ma di imponente significato: la Bonifica pontina, opera massima alla quale hanno fatto corona altre minori ma non meno importanti, mentre sono in corso di lavoro la istriana, la friulana, la foggiana, che aumenteranno lo spazio di cui il popolo italiano ha sempre immenso bisogno.
      Qui cade acconcio ricordare l'estremo interesse che il Gran Consiglio ha portato a quello che, in una delle sue riunioni, fu chiamato il problema dei problemi: il problema demografico. È troppo presto per dire se i provvedimenti adottati e se — soprattutto — il nuovo clima morale abbia dato i risultati che si attendevano. Sembra che la discesa sia arrestata e altri sintomi favorevoli non mancano che giustificherebbero un ragionevole ottimismo circa la volontà di vivere, di «continuare» del popolo italiano.
      Ora la Rivoluzione deve incidere profondamente sul «costume». A tale riguardo la innovazione del «passo romano» è di una importanza eccezionale. Lo riprova l'eco avuta nel mondo. Anche l'abolizione del «lei» servile e straniero e detestato dai grandi Italiani, da Leopardi a Cavour, è del massimo rilievo.
      Altri passi dovranno essere compiuti in questo settore e sarà facile travolgere i residuali scetticismi dei deficienti nostrani e stranieri che preferirebbero l'Italia facilona, disordinata, divertente, mandolinistica del tempo antico e non quella inquadrata, solida, silenziosa e potente dell'Era fascista.
      Gli stranieri che ci compativano, ora ci odiano e di questo odio — ampiamente ricambiato, del resto, — siamo fierissimi.
      Il potenziamento delle nostre Forze armate è stata la cura più assidua del Gran Consiglio. In questi ultimi cinque anni sono stati realizzati imponenti progressi, come ho documentato recentemente al Senato.

(segue...)