(segue) Il brindisi a Imredy
(18 luglio 1938)
[Inizio scritto]
In particolare nel bacino
danubiano, che per naturali rapporti direttamente interessa Italia e
Ungheria, esse si trovano concordi in una politica di collaborazione,
non chiusa e tanto meno antagonistica verso gli altri, ma aperta a
quanti, come noi, mirino ad un'azione di ordine e di ricostruzione.
A questa stessa politica portano,
nell'interesse generale, un prezioso contributo il profondo senso di
realtà e la volontà di pace che guidano l'asse
Roma-Berlino, e la nostra leale intesa colla Jugoslavia.
Alzo il bicchiere alle fortune e
alla prosperità della nobile Nazione magiara, alla salute di
S. A. R. il Reggente e alla felicità personale delle EE. VV. e
della vostra graziosa Consorte.
Alle parole
augurali del Duce, il Presidente del Consiglio Ungherese risponde, in
italiano:
«Eccellenza!
«Ringrazio
sentitamente l'E. V. per le calorose, lusinghiere parole che si è
compiaciuto rivolgere a me e per mio tramite all'intera Nazione
ungherese. «Queste cordiali parole e la fervida accoglienza cui
siamo stati fatti segno al momento di varcare il confine italiano mi
riempiono di sincera gratitudine e soddisfazione, perché in
esse noi vediamo una nuova testimonianza di quei sentimenti di
sincera e vieppiù profonda amicizia che uniscono le due
Nazioni e che nei tempi gravi e critici vicendevolmente sostennero la
prova del fuoco. «Mi sembra superfluo far rilevare con quale
vivo piacere ho toccato il suolo dell'Italia fascista che, sotto la
ormai sedicenne saggia guida e le illuminate direttive di V. E.,
malgrado le dure avversità, ha raggiunto il vertice della
potenza e della gloria.
«Tale fatto ha
entusiasmato tutti, e particolarmente noi Ungheresi, che ammiriamo il
genio creatore dell'E. V., in cui rifulge lo splendore del pur sempre
rinnovato spirito latino.
(segue...)
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