Il viaggio nel Piemonte
(14-20 maggio 1939)
Il 14 maggio, il
Duce è a Torino: e da Torino inizia la sua visita al Piemonte.
L'Europa attraversa un'ora critica. Gli Stati democratici hanno
iniziato una pericolosa politica di accerchiamento degli Stati
totalitari: Chamberlain stesso, dopo essere apparso all'Europa come
l'uomo della conciliazione e della pace, ragionevole e realista,
d'improvviso ha intonato il ritornello della forza; e la diplomazia
inglese, affiancata da quella francese, getta reti e intesse trame
per sorprendere la buona fede delle nazioni minori, aggiogarle al
carro democratico e rivolgerle contro Italia e Germania. Consapevole
della sua manovra, e quasi paventandone le conseguenze, il mondo
democratico attende ansioso la parola che il Duce pronuncerà
nel Piemonte, culla dell'indipendenza e della rinascita italiana. E
il 14 maggio, il Duce, da Torino, così parla all'Europa:
Popolo di Torino sabauda e
fascistissima, operosa e fedele, Camerati!
Incordate le ultime parole del
discorso, che ebbi l'onore di pronunziare dinanzi a voi sette anni or
sono? (Dalla folla si leva un formidabile grido: «Sì!»).
Camminare e costruire e, se è necessario, combattere e
vincere. (Il popolo grida: «Sì!»).
Guardando indietro a questi sette
anni trascorsi ora che io ho di nuovo la fortuna e la gioia di
tornare tra voi, vi domando: — Il popolo italiano è
rimasto fedele a questa consegna? (Il popolo grida: «Sì!»).
Il popolo italiano è pronto a restarvi fedele? (La moltitudine
risponde il suo appassionato consenso).
Infatti, il popolo italiano ha
camminato e ha costruito, ha combattuto e ha vinto. Combattuto e
vinto in Africa, contro un nemico che gli espertissimi europei di
cose militari garantivano assolutamente imbattibile. Avete inteso?
Garantivano! Eterno successo di certe garanzie!
(segue...)
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