(segue) Il viaggio nel Piemonte
(14-20 maggio 1939)
[Inizio scritto]
Egli afferma di essere molto lieto
di aver veduto, dopo sette «uni, questo istituto del quale ha
parlato diverse volte col camerata Vallauri e che considera una
gloria della nostra Patria. Vi sono delle difficoltà da
vincere; saranno vinte con il nostro coraggio e con il nostro
ingegno.
Continuando il Duce dice di
seguire con particolare simpatia gli studi che nell'istituto si
compiono: prima di tutto perché essi sono severi; sono studi
che esigono un'applicazione sistematica di tutte le facoltà
mentali; in secondo luogo perché da questi studi può
risultare e risulterà certo una maggiore potenza della
Nazione.
Altre visite
compie al Politecnico, alla Casa dello Studente e ai locali del
G.U.F.; inizia i lavori della sede di un Gruppo Rionale, che sarà
intitolato a Mario Gioda; alla Casa Littoria, ascolta dal Federale
una relazione sull'attività del Fascismo torinese e accoglie
l'offerta di un gladio romano in metallo autarchico.
Il Duce ringrazia e dice che le
cifre formidabili espostegli dal federale testimoniano l'equilibrio,
la sanità, le doti di lavoro, e di lavoro in profondità,
del Fascismo torinese. Conclude dichiarando che noi Italiani siamo e
vogliamo essere portatori d'un nuovo tipo di civiltà che
prenderà il nome di Roma.
Il giorno
seguente, 15, il Duce prosegue le visite in città.
All'Istituto Superiore di guerra, risponde al Comandante che gli ha
presentato gli ufficiali.
Si dichiara particolarmente lieto
di iniziare la sua seconda giornata torinese con la visita
all'Istituto, del quale constata la piena e perfetta efficienza e il
sempre crescente prestigio. Rileva come, nel quadro della
preparazione militare, il contributo di questo Istituto sia
particolarmente importante, in quanto da esso escono coloro che,
domani, avranno le maggiori responsabilità nei comandi delle
grandi unità.
(segue...)
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