(segue) Il viaggio nel Piemonte
(14-20 maggio 1939)
[Inizio scritto]
Ho sentito, o camerati torinesi,
che in questi giorni la comunione fra il vostro spirito e il mio, è
stata perfetta. Ho sentito che la tempra della vostra fede fascista è
tale, che può superare qualsiasi prova. (Dalla folla si grida:
«Anche subito!»).
Ora, congedandomi da voi, voglio
dirvi che queste tre giornate rimarranno per sempre scolpite nella
mia memoria.
Il 17 il Duce è
ad Alessandria; e parla alle Camicie Nere e al popolo.
Egli pronuncia parole di vibrante
saluto e di viva simpatia per il Fascismo alessandrino, che conserva
intatto lo spirito eroico della vigilia e che ha camminato con il
celere ritmo caratteristico dell'Italia d'oggi.
Visita quindi
fabbriche ed opifici, il Gruppo rionale Alferano, la Cassa di
Risparmio, assiste ad un pittoresco spettacolo offerto da 5000
dopolavoristi affluiti da tutto il Monferrato, riceve, a Palazzo del
Governo, l'omaggio dei podestà della provincia. E,
salutandoli, ha parole di elogio per il Fascismo alessandrino.
Nel pomeriggio
lascia la provincia di Alessandria e si dirige verso Vercelli.
La città
delle Medaglie d'Oro è tutta un palpito di bandiere e un
tripudio di cuori. Tra la moltitudine che si accalca dovunque, il
Duce compie numerose visite alle opere della città e
particolarmente si sofferma ad ammirare una suggestiva Mostra che
documenta la romanità di Vercelli.
Egli giudica la Mostra
particolarmente interessante e istruttiva e meritevole di essere
visitata da larghe masse di popolo che vi troveranno argomento di
meditazione e di studio.
(segue...)
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