(segue) Il viaggio nel Piemonte
(14-20 maggio 1939)
[Inizio scritto]
Un documento antico prova che
Vercelli, nel 1243, dette libertà ai servi della gleba,
conferendo loro dignità di cittadini.
«Nel 1243 — commenta
Mussolini — vale a dire più di cinque secoli prima della
Rivoluzione francese!»
Alla Casa
Littoria, il Federale gli offre un gladio sul quale è inciso
il motto che è nel cuore delle Camicie Nere vercellesi:
«passeremo».
Il Duce impugna il gladio in
acciaio, lo esamina, poi si dichiara lieto di trovarsi fra i fascisti
di Vercelli ed afferma che Vercelli merita pienamente di essere
ripristinata all'antica dignità di provincia; essa però
deve conservare la sua caratteristica eminentemente rurale.
Dopo aver rivolto parole di elogio
alle donne fasciste che nella vita del Partito hanno un compito
delicato e insostituibile, il Duce conclude dichiarandosi sicuro
della fede del Fascismo vercellese.
Uscito dalla Casa
Littoria, passa in rivista le truppe della Divisione, esprime il suo
elogio al Comandante e l'incarica di estenderlo a tutte le truppe per
il loro magnifico comportamento.
È sera. Il
Duce, compiute altre brevi visite, rientra al Palazzo del Governo: ma
la popolazione si riversa nella piazza antistante, lo acclama, lo
esige al balcone. Il Duce vi appare e lungamente vi rimane,
rispondendo con il braccio proteso all'ininterrotta intensità
delle ovazioni. Poi, accennando di voler parlare, la dimostrazione si
racquieta.
Egli saluta con parole di viva
simpatia tutto il popolo fascista di Vercelli e rivolge il suo elogio
alla G.I.L. vercellese, per il modo superbo con cui si è
presentata.
(segue...)
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