Per il Patto italo-germanico
(22 maggio 1939)


      Un comunicato «Stefani» pubblicato sui giornali dell'8 maggio annunciava che nel convegno di Milano, il 6 e il 7, fra il Ministro degli Esteri italiano Conte Galeazzo Ciano e il Ministro degli Esteri del Reich, Joachim von Ribbentrop, era stato deciso di «fissare definitivamente, anche dal punto di vista formale, in un patto politico e militare, i rapporti dei due Stati dell'Asse. In tal modo l'Italia e la Germania intendono di contribuire efficacemente ad assicurare la pace di Europa».
      Il patto, che, dalla città in cui fu trattato, prendeva il nome di Milano, e più tardi fu anche definito d'acciaio, era la logica, necessaria risposta alle manovre di accerchiamento delle democrazie.
      Esso è firmato il 22 maggio a Berlino, tra i due Ministri degli Esteri.
      Alla firma, segue uno scambio di telegrammi:
«A S. E. il Capo del Governo signor Benito Mussolini - Roma.
«Duce!
«In questa storica ora, nella quale in mezzo al giubilo entusiastico di tutto il popolo tedesco si firma il Patto di amicizia e di alleanza italo-tedesco, sento il dovere di esprimere alla S. V. la mia grande gioia che l'indissolubile comunanza dell'Italia fascista e della Germania nazionalsocialista sia ormai consacrata anche in un Trattato solenne.
«Il mondo riconoscerà perciò che tutte le speranze in un indebolimento dell'asse Berlino-Roma sono vane. «La Germania e l'Italia, unite in un blocco di 150 milioni, staranno sempre insieme per difendere la sacra eredità della civiltà e per assicurare una pace fondata sulla giustizia.
Adolfo Hitler»

(segue...)