(segue) Alla Commissione Suprema dell'Autarchia
(18 novembre 1939)
[Inizio scritto]

      È dunque il fatto, anzi il «fato» immanente della guerra delle armi che deve dominare e domina l'economia. Chi ne prescinde è un incosciente che non ha diritto di dolersi o sorprendersi della catastrofe verso la quale si avvia.
      Ora il popolo italiano ha sentito e compreso non solo l'utilità, ma la necessità, vorrei dire sacra della battaglia per l'autarchia e, quando dico popolo, vi comprendo gli inventori, i produttori, i lavoratori, i consumatori.
      Tutti i settori di questo esercito hanno marciato con tappe più o meno lunghe, ma oggi i tempi di marcia devono essere accelerati oltre i limiti del possibile. Nessuna energia deve andare dispersa, tutte le volontà devono essere convogliate, tutti i sacrifici affrontati, tutti i superstiti ritardatari o scettici eliminati.
La posta di questo giuoco — ma è tutt'altro che un giuoco! — è immensa: si tratta della potenza militare e quindi dell'avvenire della Patria.